L’UNITA’
Intervista a Carlo Federico Grosso
Grosso: «Il Csm non ha il potere di sindacare. Affrontare questione morale»
L`ex vicepresidente: «L`iniziativa sui giudici di Lodi? Molto peculiare»
«Secondo il mio modo di vedere e alla luce dell`esperienza maturata in seno al Consiglio Superiore della Magistratura, prima come consigliere poi come vicepresidente, mi sembra una iniziativa abbastanza peculiare. Direi molto peculiare». Il professor Carlo Federico Grosso è sorpreso per la richiesta di Giuseppe Fanfani, membro laico del Pd al Csm, di aprire una pratica in I commissione per verificare «la legittimità dei comportamenti tenuti e dei provvedimenti adottati» dalla magistratura sul caso dell`arresto del sindaco di Lodi.
Perché peculiare, professore? «Non mi sembra proprio che il Csm
abbia il potere di sindacare le iniziative giudiziarie dei magistrati, se non
nei casi in cui si tratti di atti abnormi. L`attività giudiziaria non è soggetta a
nessuna censura disciplinare o paradisciplinare, il limite è l`atto abnorme
o la colpa grave e il dolo ma ci devono essere degli elementi rilevanti che,
alla luce di quanto ho letto sui giornali in merito al caso di Lodi, non mi pare ci siano».
Il caso Lodi e gli ultimi sviluppi hanno riacceso il dibattito sulla
questione morale e sullo scontro fra magistratura e politica. Che cosa ne pensa? «Innanzitutto va precisato che si tratta di due cose diverse ma sicuramente collegate. La questione morale riguarda il fatto che in determinati periodi storici e di recente in modo pressoché costante c`è una sistematica violazione della legge da parte di appartenenti al mondo della politica e della pubblica amministrazione. È evidente che questa ripetizione
di episodi di illecità penale pone una questione morale che bisogna cercare
di rimuovere».
E a suo avviso la politica ha fatto abbastanza? «Non so se la politica ha fatto abbastanza, diciamo che la politica in tempi recenti ha fatti alcune leggi con le quali si cerca di contrastare in maniera efficace la corruzione. Con la legge Severino e la modifica successiva si sono aumentate le pene e si sono introdotte misure di prevenzione contro la corruzione, leggi ovviamente positive. Il problema è che queste norme, soprattutto nella parte in cui puntano alla prevenzione, andrebbero fatte funzionare nel modo migliore. E non mi pare che ad oggi siano del tutto a regime».
Alla questione morale evidenziata dalle inchieste, segue o consegue lo scontro fra politica e magistratura. «Non riesco a capire perché se la magistratura persegue i delitti e cerca di reprimerli debba esserci una reazione da parte della politica. È compito funzionale della magistratura cercare di scoprire i delitti e poi, una volta scoperti, reprimerli. Punto e basta.
L’ importante ovviamente è che lo faccia nel pieno rispetto delle leggi, ma
normalmente questo avviene, e che vengano poste sotto processo soltanto persone nei confronti delle quali emergono gravi indizi di reità. Poi, che
la politica reagisca può anche essere fisiologico, ma ciò non toglie che non
ha titolo alcuno per reagire contro la magistratura. La politica ha il compito specifico di dettare le regole e fare le leggi».
Lo scontro si è riacutizzato dopo le prime interviste rilasciate da Piercamillo Davigo non appena eletto alla presidenza dell`Amn. Cosa pensa di quelle parole? «Mi sembra che il dottor Davigo abbia detto l`assoluta verità quando ha affermato che la corruzione oggi è assolutamente diffusa e che i politici, ovviamente non tutti ma quelli che si rendono responsabili di corruzione, oggi delinquono forse più di prima senza neanche provare un senso di vergogna. Ai tempi di Mani Pulite bastava un`ombra di avviso di garanzia perché un parlamentare o un consigliere regionale o un consigliere comunale si dimettesse, oggi un avviso di garanzia viene accolto
con grande indifferenza. Dopo di che il dottor Davigo, che ha detto una cosa
comunque sacrosanta fotografando una situazione oggettiva, rivestendo
una funzione di responsabilità in seno all`organo rappresentativo della magistratura dovrebbe migliorare i termini. Davigo non è più un comune magistrato ma il presidente dell`Associazione Nazionale dei Magistrati, quindi quando parla c`è il rischio che le sue opinioni personali vengano identificate con quella di tutta la magistratura, e questo va evitato. Mi sembra
però che le reazioni della politica siano state assolutamente eccessive. Il presidente dell`Anm non ha detto che tutti i politici sono corrotti, ha individuato una parte precisa e sicuramente minoritaria». Massimo Solani