LA STAMPA
Spataro: “Norma inutile le regole ci sono già”
Il procuratore di Torino: sarebbe meglio
occuparsi delle intercettazioni telefoniche
TORINO. Le modifiche non sembrano sufficienti: l`idea di punire con il carcere attività già sanzionate e sanzionabili potrebbe produrre effetti negativi. Sul diritto all`informazione, ma anche sulla disponibilità dei cittadini a collaborare con la giustizia».
Dottor Spataro, le correzioni del governo sulle conversazioni registrate non convincono? «Considero quella norma una forzatura: come ha già spiegato Giovanni Maria Flick per la Cassazione la registrazione di una conversazione cui si ha partecipato è equivalente al racconto orale, anzi, a un documento da valutare».
Non servirebbe però un limite alla possibilità di diffondere documenti privi di rilevanza penale che, amplificati dalla rete, possono danneggiare la reputazione delle persone? «Le norme per punire chi diffami o viola la sfera personale altro per acquisire registrazioni esistono già. Ecco perché di questi norma, più che la gravità, mi col
pisce una certa inutilità, marginalità ed enfasi. Credo serva un supplemento di riflessione, che mi aspetterei soprattutto sul testo che riguarda le intercettazioni telefoniche e ambientali, una materia ancora più delicata e rilevante da molti anni a questa parte. E considero poi grave che il governo abbia invece confermato il limite di tre mesi per chiedere il rinvio
a giudizio o l`archiviazione, sia pure a decorrere dagli accertamenti investigativi eventualmente richiesti dall`indagato».
Anche questo passaggio ha subito modifiche. Non bastano?
«No. Così si rischiano ricadute gravissime sulle indagini, i cui tempi non si possono ridurre a un meccanismo burocratico. È giusto prevedere che l`inchiesta abbia una durata limitata, che è già prevista, ma l`attività di valutazione e messa a punto non può essere maneggiata con il cronometro.
Tutti auspichiamo che abbia tempi il più possibile celeri, ma parliamo di migliaia di pagine di annotazioni da studiare, ragionamenti, decisioni da prendere, e di una quantità enorme di procedimenti».
Tempi certi non sono una forma di garanzia per l`indagato?
«L`indagato, in questa fase, ha la possibilità di chiedere nuove indagini
o di essere sentito. Anche qui la legge già disciplina che questo supplemento di istruttoria vada svolto in due mesi, ma poi le conclusioni vanno valutate. Senza contare che chi è sotto indagine, o le parti offese, già oggi, qualora ritengano che un`indagine proceda a rilento, hanno gli strumenti per rivolgersi al procuratore generale, il quale può anche avocare il fascicolo. Fissare dei paletti avrebbe il solo effetto di rendere burocratico il lavoro delle
procure, amputare il corretto esercizio del principio di obbligatorietà dell`azione penale oltre a costituire uno strappo al sistema che limita le competenze delle procure generali a casi di motivata criticità».
Secondo il ministro Orlando poiché la prescrizione si è allungata
è giusto che le indagini abbiano vincoli di tempo. Condivide? «Le indagini hanno già limiti molto precisi. Qui non parliamo dell`inchiesta,
ma di quel che avviene successivamente alla sua chiusura. Un`attività complessa, che non si può misurare con il bilancino anche se riguarda procedimenti ordinari. Il governo, piuttosto, dovrebbe pensare alla situazione
delle procure, stremate da pesanti vuoti di organico, soprattutto del personale amministrativo. Non si può procedere per slogan, né ragionare in termini d
performance, il che certo non appartiene al ministro. Altrimenti le procure affogheranno o si tra sformeranno in passacarte». ANDREA ROSSI