IL MATTINO
Maddalena: «I processi andranno a sentenza
se si cambierà la prescrizione»
Lei è stato procuratore generale a Torino fino a pochi mesi fa e protagonista di moltissime inchieste: che ne pensa del lodo Falanga sulla prescrizione? «Il testo non l`ho visto – risponde il magistrato Marcello Maddalena, in pensione da12016 – credo non l`abbia
visto nessuno ma se si dànno dei criteri di priorità per le indagini mi
sembra positivo. Le priorità può anche indicarle il procuratore, però
l`intervento del legislatore è preferibile perché dà uniformità sul territorio
nazionale alle procure».
I reati contro la pubblica amministrazione devono avere una
corsia preferenziale o non si rischia di passare da una emergenza
all`altra: oggi la corruzione, domani i furti in casa? «La corruzione e i reati commessi da pubblici ufficiali vanno perseguiti con la maggiore celerità possibile perché l`onestà della pubblica amministrazione è il presupposto di
qualsiasi politica seria».
Di fronte ai tanti processi che non arrivano a sentenza è utile allungare i tempi di prescrizione? «Per arrivare alla risposta dobbiamo
chiederci qual è la ragione per cui i reati si prescrivono. La prescrizione infatti ha due finalità».
La prima? «Trascorso un determinato periodo non c`è più interesse dello Stato a perseguire quel reato. Ma una volta che il pm ha esercitato l`azione penale la prescrizione non ha più senso perché ormai la volontà si è
manifestata».
Quando scatterebbe questo momento? «Dalla richiesta di rinvio a giudizio».
C`è però una seconda finalità della prescrizione, evitare che una
persona sia processata per tempi infiniti. «Esatto. Non si può tenere la gente sulla graticola a tempo indeterminato, con un fascicolo che non va avanti e l`imputato che resta in perenne attesa di una decisione. La prescrizione è indispensabile e i suoi tempi non possono essere troppo lunghi però, proprio per questo, bisognerebbe cambiare il momento in cui inizia a conteggiarsi la prescrizione».
Faccia un esempio. «Oggi il conteggio parte dal momento presunto del reato. Ma se l` obiettivo è che un imputato non stia troppo a lungo sulla graticola, che senso ha dargli questo bonus? I reati contro la pubblica amministrazione, il falso in bilancio, la corruzione quasi mai si scoprono subito. E se si arriva a individuare il reato dopo quattro- cinque anni in pratica l`imputato già sa che con poche pratiche dilatorie si assicura la tagliola sul processo».
Quindi sulla graticola, per usare la sua espressione, ci sta pochissimo. «Non ci sta per niente. Perché finché non viene scoperto gli è andata liscia e quando finalmente incappa nelle maglie della giustizia viene premiato per averla fatta franca a lungo. Quando il tempo per il processo è
troppo breve, la prescrizione è scontata e non ci sarà mai una sentenza di condanna».
Da quando dovrebbero decorrere i termini, invece? «Dal momento in cui l`indagato è posto a conoscenza dell`esistenza di un procedimento a suo carico o almeno dall`iscrizione nel registro degli indagati. Questa è la riforma che si dovrebbe fare».
Se ne parla da tempo invano. Ma non ci sarebbe il rischio che si aprano processi, che so, su vicende degli anni Settanta? «Ma questa è la prescrizione del primo tipo, quella che interessa lo Stato. La politica deve decidere. Un omicidio non si prescrive mai, un furto si può prescrivere dopo tot anni se non si avvia alcun provvedimento giudiziario ma, una volta avviato, bisogna dagli il tempo di arrivare a sentenza, anche nell`interesse degli onesti».
Cambiando tema ma restando nell`attualità, come la pensa sul
dibattito ruolo dei magistrati-referendum? «Il diritto a esprimere opinioni e anche quello a partecipare ai comitati per il sì o per il no non può essere in discussione. Però mi chiedo: è opportuno? In un referendum con
ricadute politiche così forti è opportuno che un magistrato si schieri?».
Scusi ma quale referendum non ha implicazioni politiche? Figurarsi uno che cambia la Costituzione. «Quello del prossimo ottobre è caricato, per volontà del premier, di significati fortissimi. Al punto che mi chiedo se non ci saranno persone che voteranno sì anche se la riforma non la approvano ma non vogliono che il governo cada e persone che voteranno no anche se la riforma la considerano apprezzabile, purché cada il premier. In tale clima, ripeto, è opportuno che i magistrati si tengano fuori».
La metto alla prova: lei come voterà? «Eh! Deciderò. Ma in ogni caso, anche se avessi già deciso, proprio non lo dico come voterò». Marco Esposito