IL MATTINO
Borrelli: «Basta polemiche, ora la sicurezza»
Magistrati minacciati, il coordinatore Dda: assicurare le scorte a chi ne ha diritto
«Mi piacerebbe che quanto riportato a proposito delle misure di sicurezza in atto per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia corrispondesse
alla reale situazione di fatto. Purtroppo, come potrebbe dimostrarsi documentalmente in qualsiasi momento, così non è». Sul caso dei magistrati
minacciati dalla camorra interviene il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. Parole di chiarezza, le sue, che riconducono tutta la vicenda in quello
che è il suo alveo naturale. Borrelli, che insieme con il collega Filippo Beatrice è titolare della delicatissima delega di coordinatore dell`Antimafia partenopea, non entra nel merito delle singole posizioni dei colleghi in servizio all`ufficio inquirente diretto da Giovanni Colangelo. «Ma credo dice
al «Mattino» – che questo sia il momento di abbandonare le polemiche. Da quello che ho compreso, mi sembra che si sia in procinto, finalmente,
di adottare i provvedimenti necessari a garantire l`incolumità di colleghi particolarmente esposti a causa del lavoro svolto. Ne prendo atto con soddisfazione».
Il caso dei pubblici ministeri finiti nel mirino della camorra è deflagrato all` indomani delle notizie relative al presunto attentato che la camorra intendeva
organizzare ai danni del procuratore Colangelo. Un attentato che i clan
dell`area nord della città avrebbero ideato anche grazie al contributo fornito da personaggi legati alla Sacra Corona Unita pugliese, e sventato solo grazie alla soffiata di un collaboratore di giustizia. Ma torniamo a Napoli. «La consapevolezza di avere al proprio fianco le istituzioni dello Stato – conclude il procuratore Borrelli – costituirà per i colleghi della Procura e per tutti coloro
che dovessero venire a trovarsi nelle medesime condizioni di pericolo un ulteriore incentivo per continuare ad impiegare, nello svolgimento delle loro quotidiane attività, tutte le energie di cui sono capaci». Un intervento chiaro, netto. Che pur senza alimentare ulteriori polemiche lascia intendere quale sia la reale portata dell`allarme: ridotto, inferiore rispetto alle cifre fatte filtrare dalla Prefettura, e che avevano quantificato un rilevante numero di magistrati inquirenti ai quali andava garantita la protezione o l` accompagnamento: complessivamente una sessantina. Dal palazzo della Procura c` è anche chi sottolinea come ci siano posizioni che non possono in alcun caso essere ricondotte alla situazione dei titolari degli uffici giudiziari: a cominciare da quella dello stesso procuratore nazionale antimafia, il napoletano Franco Roberti.
Sono quattro il cosiddetti «livelli di rischio» individuati perla concessione di tutele, accompagnamenti o scorte. Il primo, che è poi anche il più
preoccupante, riguarda i magistrati che viaggiano su auto blindata preceduta e seguita da altre due vetture di scorta.
Il secondo – quello che spetta al procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Colangelo – offre al magistrato un` auto blindata più una di accompagnamento.
Il terzo livello prevede la vettura blindata con autista e uno o due agenti
di scorta. Infine il quarto livello: quello che contempla la misura
di un autista e di un agente di scorta. La legge stabilisce che la protezione sia concessa non in presenza di un rischio potenziale, legato alla carica, bensì sulla base di un concreto e attuale pericolo. Giuseppe Crimaldi