IL CORRIERE DELLA SERA
Davigo al vertice dell`Anm
La lunga trattativa delle toghe
Presidente per un anno. Le correnti si dividono sulla giunta, poi l`intesa
dom.10 – ROMA. Per arrivare al traguardo hanno impiegato un`intera
giornata di trattative, che in alcuni momenti hanno sfiorato la rottura, ma alla fine ce l`hanno fatta: Piercamillo Davigo è il nuovo presidente dell`Associazione nazionale magistrati.
Uno dei simboli di Mani Pulite, l`icona di «una stagione di riscatto sociale del Paese» come proclama uno dei colleghi che l`hanno eletto, guiderà le
toghe italiane per il prossimo anno, alla testa di una Giunta unitaria che comprende tutte le correnti dell`Anm: i «centristi» di Unità per la costituzione che hanno raccolto più consensi alle ultime consultazioni;
la «sinistra giudiziaria» raccolta nel cartello di Area (Magistratura democratica e Movimento per la giustizia); la «destra» di Magistratura indipendente e di Autonomia e Indipendenza, il gruppo staccatosi da Mi di cui fa parte proprio Davigo.
L`accordo tra le diverse componenti prevede la rotazione ai vertici dell`Anm.
Comincia dunque Ai con Davigo, affiancato dal segretario assegnato a
Unicost (il pm romano Francesco Minisci), dal vicepresidente Luca Poniz (Area) e dal vicesegretario (Mi). Tra un anno gli incarichi saranno redistribuiti tra le correnti. A nome del primo presidente di questa nuova
stagione non è mai stato in discussione, ma il dibattito s`è focalizzato sui nove componenti della Giunta: Unicost ne pretendeva 4 ma s`è dovutaaccontentare di tre, come Area, Mi ne ha avuti 2 mentre ad Ai, che pure ne voleva 2, è rimasto un solo posto, quello del presidente.
Come dire che Davigo basta e avanza; anche perché se una perplessità c`era stata nei suoi confronti da parte degli altri gruppi, riguardava il rischio
di personalizzazione della carica, considerata la storia, la visibilità e il carisma del prescelto. Ma era stato lui stesso, in precedenza, a cercare di fugare
i dubbi: «La sovraesposizione e il protagonismo possono dipendere da due fattori: o si approfitta delle proprie funzioni per farsi pubblicità, e si commette un illecito, o si ha la disgrazia di imbattersi in qualche imputato che fa notizia».
A lui è toccato il secondo caso, spiega Davigo, che promette: «Ho maturato una certa esperienza nel comunicare che posso insegnare agli altri.
E allora ben venga la rotazione. Io ci credo fermamente, così come credo nell`unità da coltivare attraverso la condivisione delle idee. Farò del mio
meglio per essere il presidente di tutti». Quanto al clima di rinnovata tensione governo e magistratura, soprattutto con l`indagine di Potenza che ha
provocato le dimissioni dell`ex ministro Federica Guidi, Davigo commenta: «I momenti difficili ci sono da quando io faccio il magistrato». Poco prima
aveva detto: «Non esistono governi amici né governi nemici, ferma restando pretesa del rispetto della nostra dignità». E a questo proposito ha ricordato
l`indagine milanese sul sequestro dell`imam egiziano Abu Omar, contro la
quale diversi governi imposero il segreto di Stato, definendola «una pagina gloriosa della magistratura italiana». A Davigo sono arrivate le congratulazioni del ministro della Giustizia Andrea Orlando e del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. Gio. Bía.