IL MESSAGGERO
Davigo attacca il Csm, poi smentisce
Il Consiglio: «Se vere, parole gravi»
LA POLEMICA
ROMA Alla fine di un`altra giornata all`insegna della tensione, il presidente dell`Anm, Piercamillo Davigo, smentisce se stesso. O almeno le frasi «su procherie e baratti» che avverrebbero all`interno del Csm per concordare le
nomine. Concetti, chiarisce Davigo, che «erroneamente gli sono stati attribuiti dalla stampa».
Di fatto quelle affermazioni, molto simili a alle accuse mosse – e poi smentite – dal consigliere Piergiorgio Morosini alcune settimane fa, hanno già aperto un
altro “caso” e generato una serie di reazioni a catena che si compendia in un documento, dai toni durissimi, ispirato dal vice presidente del Csm Giovanni Legnini.
Non è la prima spaccatura tra il segretario dell`Anm e il Consiglio. La replica da Palazzo dei Marescialli arriva già rettificata, prende atto della correzione
di rotta del presidente dell`Anm, ma non arretra: «Il Consiglio Superiore della Magistratura, pur dando atto della successiva smentita del Davigo,
respinge con fermezza le espressioni sulle nomine ai vertici degli uffici giudiziari che, se effettivamente rese, sarebbero gravi, scomposte e sorprendenti», si legge nella nota del Csm.
LE ACCUSE
È al Palagiustizia di Milano, nel corso di una riunione sul bilancio dell`attività della giunta, che il j`accuse Davigo sarebbe andato in scena, assistono un centinaio di magistrati e pochi giornalisti. «Le nomine non convergono sul candidato migliore ma temo che la prassi sia quella di uno a me, uno a te e uno a lui. Una cosa orribile», avrebbe detto Davigo parlando degli incarichi direttivi nei distretti giudiziari. Il presidente dell`Anm avrebbe poi auspicato la «massima trasparenza» nelle nomine, perché «è al buio che avvengono le porcherie e i baratti». A quanti, tra i magistrati presenti, gli avrebbe fatto
notare «che la giunta deve fare qualcosa» per fermare «queste scelte lottizzate che fanno inorridire», Davigo: «L`unica misura è pretendere dal Csm la massima trasparenza e, quindi, che venga messo in “intranet” tutto quello che è in valutazione, il fascicolo personale di chi fa domanda. E non si venga poi a parlare di privacy: chi ricopre un incarico pubblico – avrebbe detto il segretario del sindacato – rinunci alla privacy, perché è al buio che avvengono le porcherie e i baratti». In serata arriva la smentita, ma l`Ansa conferma.
IL DOCUMENTO
Quando Davigo smentisce, Legnini ha già convocato i capigruppo delle correnti e la giunta del Csm ha già predisposto un documento. Che si tratti o no di un misunderstanding, la nota parte lo stesso per replicare al
presidente dell`Anm: «Il Consiglio Superiore della Magistratura, pur dando atto della successiva smentita del dottor Davigo – si legge – respinge con fermezza le espressioni sulle nomine ai vertici degli uffici giudiziari italiani
che, se vere, sarebbero gravi, scomposte e sorprendenti». E ancora: «Il presidente dell`Anm sa bene – sottolinea il Csm nel documento – che parole come quelle riportate dalle agenzie di stampa determinerebbero discredito
della magistratura che egli rappresenta, offenderebbero i magistrati ritenuti meritevoli di guidare gli uffici giudiziari tra cui lo stesso dottor Davigo solo
qualche giorno fa nominato presidente di sezione di Cassazione».
Poi la chiosa: «Il Csm proseguirà il suo trasparente e straordinario lavoro che è alla base delle decisioni e dei voti dei singoli componenti, le cui motivazioni
sono da chiunque verificabili nelle delibere pubbliche del plenum».
Valentina Errante