IL DUBBIO
La corrente di MI contro la delibera interpretativa del plenum
Ferie dei giudici, il Csm si divide sulle nuove regole
Sulle ferie dei magistrati il Csm torna a dividersi. Come si ricorderà, a seguito del decreto del 2014 che ha ridotto il periodo di sospensione feriale e la durata delle ferie dei magistrati, il Consiglio superiore era stato da più parti sollecitato a intervenire con una propria circolare interpretativa. Molti erano i dubbi, in particolare su come considerare la giornata del sabato e l’istituto della reperibilità. Altre perplessità erano legate su come conteggiare il periodo “cuscinetto”, cioè i giorni prossimi alle ferie, da dedicare al deposito di provvedimenti e all’esaurimento delle attività in corso, e quelli al rientro, per consentire la preparazione delle udienze e delle altre attività. Ci si aspettava, quindi, una parola chiara da parte del Csm. Che invece non è arrivata nel Plenum di mercoledì scorso, che ha visto anche la collaborazione addirittura degli uffici legislativi del Quirinale.
Ad esempio, se per la giornata di sabato la presenza del magistrato in ufficio non è richiesta, salvo la garanzia di pronta reperibilità, “la natura non festiva del giorno di sabato, tuttavia, richiede che il magistrato sia messo in congedo qualora lo stesso sia in ferie il venerdì precedente ed il lunedì successivo, ovvero per periodi ancora più lunghi, precedenti e successivi”. Per il periodo cuscinetto invece, si è preferito rimettere tutto ai capi degli uffici che dovranno, al riguardo, assicurare un “congruo periodo”. Contro tale soluzione si sono espressi il gruppo di Magistratura Indipendente ed il togato Aldo Morgigni, che hanno avanzato una controproposta per evitare disomogeneità fra uffici giudiziari. E cioè l’indicazione chiara di tale periodo di distacco e rientro quantificata in 10 giorni complessivi. Giovanni M. Jacobazzi