QUOTIDIANO NAZIONALE
Governo e toghe, la pace è servita
Nessuno tocca il giudice anti Renzi
Salvato il gip Morosini: aveva attaccato la riforma costituzionale
ROMA. COME se nulla fosse mai accaduto. Il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, e il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, si sono visti
ieri di buon mattino e hanno dichiarato «chiuso» il «caso Morosini». Insomma, quelle dichiarazioni del consigliere togato a il Foglio, poi smentite, non giustificano l`apertura di un caso nè di un provvedimento disciplinare nei suoi confronti. Eppure, quelle parole sulla mobilitazione dei magistrati
per «fermare Renzi» in vista del referendum costituzionale, non si
potrebbero archiviare così, con un semplice colpo di spugna. Solo che, a parere di Legnini, «non si può mettere in discussione il diritto di ciascun cittadino, né tanto meno dei magistrati, di esprimere la propria opinione. L`Anm valuti le regole di comportamento in assoluta autonomia».
DIVERSO il caso dei membri del Csm, su cui il Consiglio affronterà una discussione ad hoc prima della pausa estiva. L`opinione di Legnini è quella di mettere dei paletti alla partecipazione alla campagna referendaria: «Se ciascuno di noi dichiarasse di aderire ai comitati per il `no` o per il `sì`, se ci mettessimo tutti in campagna elettorale, quale sarebbe credibilità del Csm? Come potremmo svolgere la funzione di garanzia?». Resta, quindi, del tutto aperta la questione del rapporto di collaborazione tra governo e Csm. «E necessario – ha sottolineato Orlando – che ci sia una vigilanza e una fortissima attenzione sul fatto che i pareri del Csm siano legati alle funzioni istituzionali». Perchè comunque, secondo Legnini, «su questa vicenda,
sono emersi passaggi che dovranno portare ad assunzione di condotte (future, ndr) che mettano le istituzioni, gli organi coinvolti al riparo da ogni polemica». D`altra parte, i prossimi mesi saranno molto delicati, s`insedierà
una commissione ad hoc (presieduta da Luigi Scotti) per elaborare proposte su come rivedere il funzionamento del Csm, e lo stesso Consiglio sta lavorando su questo fronte, con il varo del nuovo regolamento interno previsto per i primi di giugno.
CASO politico risolto, dunque? Per il momento quanto meno tolto dal tavolo. Morosini, dal canto suo, ieri si è difeso ancora, durante il plenum del Csm, ricordando che «questa è stata una pagina di forte aggressione alla mia identità umana e professionale, attraverso un`inaccettabile manipolazione
delle mie parole e del mio pensiero su uomini, attività e dinamiche delle istituzioni». «Una cosa che non potrei perdonarmi – ha concluso – è se, da questo episodio incredibile, derivasse l`occasione per discutere di limitazioni dei diritti personali non solo dei consiglieri superiori, ma di tutti i magistrati
italiani». Un bavaglio ai giudici? Al momento nulla del genere è in previsione, ma intanto, dallo stesso Morosini è arrivato l`invito ai colleghi magistrati, di «rasserenare il clima» ribadendo «l`importanza delle `alleanze istituzionali` per avere una `buona` giustizia». Perchè è sempre meglio stemperare,
che dare fuoco alle polveri… Elena G. Polidori