IL CORRIERE DELLA SERA
I giudici del Tar: «Dimissioni se la norma pd su di noi passa»
Il «Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa» è l`organo di autogoverno dei magistrati dei Tribunali amministrativi regionali (primo grado) e del Consiglio di Stato (appello). E ora 6 dei suoi 15 membri,
cioè tutti quelli eletti dai giudici dei Tar (e in più uno dei supplenti e un
consigliere di Stato di provenienza Tar), annunciano che si dimetteranno in blocco se la Camera approverà l`emendamento fatto votare in commissione dal responsabile Giustizia del Pd, David Ermini: emendamento che farebbe
passare di colpo i componenti da 15 a 17, facendo inserire come membri di diritto (accanto già al presidente del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno) anche il presidente aggiunto del Consiglio di Stato (ora è l`ex ministro Filippo Patroni Griffi) e il presidente di Tar più anziano in servizio, che però di solito è pure un altro consigliere di Stato. «Paracadutato» nel testo su una Commissione che monitori il processo telematico amministrativo, l`emendamento altererebbe la rappresentatività dell`organo di autogoverno
già sbilanciata oggi che, accanto a 4 «laici» espressi dal Parlamento, 32o
magistrati dei Tar eleggono 6 membri a fronte dei 4 eletti da 8o Consiglieri di
Stato, il cui presidente siede già di diritto (poi ci sono 4 supplenti, 2 Tar e 2 Consiglio di Stato). Verrebbe quindi ancor più sottodimensionata la quota
togata Tar, che nella giustizia amministrativa entra per concorso (quindi
con maggiori garanzie di indipendenza), a vantaggio invece del coagularsi di
maggioranze tra i laici eletti dalla politica e i membri eletti dal Consiglio di Stato, che ha qualche vicinanza al governo sia per la provenienza di alcuni suoi membri sia per la consulenza giuridico-amministrativa che
istituzionalmente fornisce.
L`Associazione nazionale magistrati amministrativi (Anma) vi coglie «un
contesto in cui le scelte politiche sembrano non improntate al rispetto della piena indipendenza dell`esercizio delle funzioni giurisdizionali, come dimostrato dalle recenti nomine governative dei consiglieri di Stato: individuati, in taluni casi, in soggetti rispetto a cui è lecito dubitare del possesso della elevatissima professionalità necessaria e, comunque, anche di
recente, legati a esperienze politiche o governative». Luigi Ferrarella