IL CORRIERE DELLA SERA
Il pm preso a pugni dopo la sentenza Protesta dell’Anm: «Più sicurezza nei tribunali»
Dom.24 – Nemmeno il tempo di pronunciare il verdetto che nell’aula della Corte d’assise di Palermo si è scatenata la bagarre. Ad avere la peggio è stato il pubblico ministero Maurizio Bonaccorso, che aveva rappresentato l’accusa nel processo a due presunti assassini, chiedendo per entrambi l’ergastolo. I due imputati, Pietro Mazzara e Maurizio Pirrotta, alla fine sono stati condannati dalla corte rispettivamente a 30 e 27 anni per un omicidio compiuto per contrasti tra spacciatori di droga. Quelli che non hanno preso bene la decisione, però, sono stati i familiari dei condannati, che hanno colpito il pm al viso con un pugno. La Corte e i legali di parte civile sono stati costretti a restare barricati in camera di consiglio fino all’arrivo dei carabinieri. I militari hanno riportato l’ordine e scortato a casa i parenti della vittima, Antonino Zito, assassinato nel 2012. L’aggressione riporta d’attualità il tema della sicurezza nei palazzi di giustizia. Per il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini aggressioni come quelle di Palermo «ci indignano e non dovrebbero fare mai ingresso nelle aule di giustizia». A Bonaccorso sono arrivati molti attestati di solidarietà. L’Associazione nazionale magistrati in una nota «manifesta forte preoccupazione per le inadeguate e insufficienti misure di sicurezza presenti negli uffici giudiziari del Paese e invita le autorità competenti a intervenire con urgenza per assicurare idonei presidi nei palazzi di giustizia». Sulla stessa lunghezza d’onda il comunicato della Giunta distrettuale e di Magistratura indipendente, la corrente di centrodestra della magistratura, che «condanna con indignazione e fermezza l’inaudito atto di violenza perpetrato contro l’autorità giudiziaria e auspica che anche le istituzioni facciano la loro parte». «Si ripropone – scrive Magistratura indipendente – per l’ennesima volta, anche dopo la terribile sparatoria avvenuta al tribunale di Milano un anno fa, il problema di garantire la sicurezza dei palazzi di giustizia».