IL MATTINO
In pensione a settant`anni quella riforma mai digerita
Il ministro Orlando intenzionato a chiamare Ferrara
dom.15 – Anno 2014. Lo scontro tra politica e giustizia verteva sui soliti problemi: riforma dell`ordinamento, uso e abuso delle intercettazioni, necessità di ripristinare pezzi importanti come il falso in bilancio. Poi Matteo Renzi e Marianna Madia calarono una piccola atomica: introdurre il pensionamento coatto a 70 anni per i giudici. La stessa legge che il presidente del Tribunale di Napoli, Ettore Ferrara, ha ricordato ieri parlando del caso Colangelo: «Con amarezza mi tocca rilevare che l`obiettivo che la camorra perseguiva per via criminale, quello di togliere di mezzo un magistrato del rilievo e dell`efficienza come Giovanni Colangelo, si realizzerà tra qualche mese per effetto della scelta del legislatore che anticipa indiscriminatamente il tempo di collocamento a riposo dei magistrati a 70 anni».
Ferrara ha corretto il tiro, ma il guardasigilli Andrea Orlando avrebbe
in mente di telefonargli entro domani, per capire la portata delle sue dichiarazioni. Ma quello che rende più paradossale questa vicenda è che ad
alzare l`età di ritiro a 75 anni fu meno di dieci anni fa Silvio Berlusconi.
Cioè il politico che ha più combattuto la magistratura. Si disse che volle così ingraziarsi il presidente della Corte di Cassazione dell`epoca, Nico la
Marvulli. C`erano in ballo sentenze importanti come il caso Mills, ma il
Cavaliere fallì nel suo intento. Per esempio Marvulli, come tanti suoi colleghi del resto, disse di lui: «Realisticamente, ci troviamo di fronte a un delirio
di persecuzione».
Mario Cicala, classe `41, ex numero uno dell`Anm ed ex presidente della
Corte di Cassazione, fece ricorso al Consiglio di Stato contro la norma inserita
dal premier nella manovra del 2014. E racconta al Mattino: «Lo feci sia perché amavo il mio lavoro, sia per una battaglia di principio. Per non parlare
di quello che avrebbe risparmiato lo Stato rinviando il pagamento delle
nostre liquidazioni». L`Inps ha calcolato che l`assegno medio è di 103mila
euro all`anno, il 12% in più di quanto varrebbe se interamente calcolato con il metodo contributivo.
Fatto sta che Ferrara ha riportato al centro dell`attenzione un tema che
lo non era più, ma che ha spaccato e spacca ancora la categoria in una guerra
generazionale. Renzi e la Madia si giustificarono che era (e resta) l`unica
strada per un ricambio nel pubblico impiego. Indipendentemente se giudici,
generali, dirigenti medici o baroni universitari che siano. Orlando aggiunse
che «l`accesso di nuove generazioni anche in magistratura è essenziale».
Rodolfo Sabelli, allora presidente dell`Anm, ricordò a tutta la categoria che quando «il limite fu portato da 70 a 72 anni e poi addirittura a 75, fummo
fermamente contrari». Sabelli chiese soltanto al governo di gestire la pratica con cautela per evitare di bloccare la macchina della giustizia, vista la messa a riposo di quasi duecento magistrati membri di Cassazione e alla guida di importanti Procure. Perché quella norma mandava in pensione soltanto da quest`anno 308 magistrati e altri 137 dal primo gennaio 2017. Al riguardo ricorda Cicala: «Nella mia sezione, in Cassazione, i presidenti sarebbero passati da 4 a 2». E come lui “rischiavano” nomi pesanti come Antonio Esposito (anche lui ha fatto ricorso), Livia Pomodoro, Marcello Maddalena, Giovanni Tinebra o Raffaele Guariniello. Per questo fu decisa una proroga di un anno per le uscite nel biennio 2016 e ne12017. I decani della magistratura storsero il naso, anche perché la categoria è spesso accusata di gerontocrazia. Lo stesso Sabelli si lamentò che la questione era stata derubricata dal governo
«come una vicenda corporativa». Contemporaneamente 84 magistrati fecero ricorso al Consiglio di Stato che gli ha dato in parte ragione, rimandando
però la cosa al Tar. Al di là delle questioni di principio restano due questioni aperte. In primo luogo c`è l`iter del ricorso del Consiglio di Stato. Lo scorso dicembre la Corte diede ragione ai ricorrenti, ma in accordo con il ministero chiese un parere al Tar e alla Cassazione. La questione non è risolta. Il Csm avrebbe anche ipotizzato un escamotage: la cosa non esiste perché, come ha scritto il Fatto, «non è mai stato adottato dal ministero della Giustizia alcun provvedimento di collocamento a riposo». Racconta Cicala: «Io ho desistito perché sto per entrare nei 75 anni, ma alcuni Tar, quelli di Roma e di Lecce, hanno dato parere negativo, altri non si sono ancora pronunciati».
Altra questione ancora aperta è quella delle caselle lasciate scoperte
dai prepensionamenti. Nonostante la proroga, la misura della legge di Stabilità del 2014 ha acuito un problema atavico come la mancanza di personale nei Tribunali. Senza contare che, come nel caso della procura di Milano, il Csm usa molta cautela per nomine che hanno anche valenza politica. Difficile dare numeri, fatto sta che in via Arenula si sta ancora studiando il progetto di un maxi concorso. Intanto, ponendo il problema al guardasigilli Orlando, il procuratore capo di Rovigo Antonino Condorelli si sarebbe sentito rispondere: «Li trasferiremo da Sud a Nord».