IL CORRIERE DELLA SERA
Ma il congresso di Md conferma il suo No al referendum
La missione di Orlando tra le «toghe rosse»: riforma giusta
DAL NOSTRO INVIATO Giovanni Bianconi
dom.6 – BOLOGNA Ai giudici che parlano di politica e rivendicano il diritto a farlo, il ministro della Giustizia risponde che ben venga questa discussione. Nonostante le diversità di vedute sulla riforma costituzionale, che ha infastidito il presidente del Consiglio. Non invece il Guardasigilli Andrea Orlando, che si presenta al congresso di Magistratura democratica – la corrente della sinistra giudiziaria schierata per il No al referendum – dicendo: «La vostra posizione è del tutto legittima, anche perché è sfidante. Purché non sia legata alla riforma elettorale, che non piace neppure a me, e io voto Sì anche perché quella legge la stiamo cambiando».
Un annuncio che non scalda la platea delle «toghe rosse», poco inclini ad accontentarsi delle promesse. Non per sfiducia in Orlando, semmai è Renzi a
provocare sentimenti di scetticismo. Ma si vedrà. Per adesso Orlando cerca
di agganciare la nuova Costituzione alle «disuguaglianze» di cui per tre giorni
hanno discusso gli aderenti a Md. E domanda: «Siamo sicuri che l`attuale
assetto garantisca che vengano combattute e superate? Io temo di no».
Spiega che i tempi lunghi delle decisioni, nel mondo globalizzato, favoriscono
il condizionamento dei poteri esterni sulla politica; primo fra tutti quello economico-finanziario. La riforma tende a «riequilibrare i rapporti di forza tra democrazia ed economia, restituendo centralità alla politica».
Brusio in sala. La maggioranza pensa l`esatto contrario. L`ha spiegato il giorno prima il leader della Fiom Maurizio Landini, gradito e abituale ospite come il segretario della Cgil Susanna Camusso: «Questo governo ha tolto diritti ai lavoratori per aumentare quelli delle imprese». Lo ripete il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, che cita Piketty e le politiche keynesiane negate dalle imposizioni della Banca centrale europea:
«La politica ha abdicato da tempo al suo molo, consegnandosi al neoliberismo di stampo classista». E lo ribadisce il presidente del Comitato per il No Gustavo Zagrebelsky: «Con questa riforma ci sarà una subordinazione
totale della politica all`economia. Il che significa subordinare la democrazia,
che invece presuppone la totale libertà della politica».
Difficilmente la contrapposizione può essere più netta. Ma tra i delegati c`è pure chi voterà Sì; una minoranza che non prende la parola né esce allo
scoperto, ma esiste soprattutto nella nuova generazione di magistrati democratici.
E che ha trovato sfogo nel «rammarico» espresso dalla sezioni di Md di
Catania e Caltanissetta «per la tempistica e le modalità di adesione al comitato per il No», perché non si è tenuto conto delle «posizioni diverse, variegate e non tutte univocamente negative sul contenuto delle riforme costituzionali».
Sarebbe stato meglio discuterne prima, protestano, e magari qualcuno avrebbe sostenuto le posizioni del ministro Orlando. Che non dispiace alle
«toghe rosse», dalle quali viene stimolato (ad esempio per bocca del pm romano Giuseppe Cascini, molto acclamato) su alcune modifiche da fare subito per migliorare il servizio giustizia. Lui le invita a sostenerlo su altre riforme, come quella carceraria: «Una cosa veramente di sinistra». Applausi.