MAGISTRATI: Legnini sul referendum. “Più cautela dai magistrati” (La Stampa)

LA STAMPA

Legnini sul referendum
“Più cautela dai magistrati”
Il vice presidente Csm: “C`è il divieto di partecipare a campagne politiche”

lun.9 – ROMA. I magistrati hanno il «diritto» di «esprimere proprie opinioni sul referendum e sulle riforme». Ma, ricorda il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, c`è il «divieto» di partecipare attivamente alle campagne politiche. Con il caso Morosini ancora aperto (oggi ne discuterà con il ministro della Giustizia Orlando), il numero due del Csm spiega che «il referendum si colloca in una posizione intermedia». Quello sulla riforma
costituzionale «si è caricato di significato politico». Occorre, quindi, «più cautela». Perché, aggiunge Legnini, «i partiti hanno approvato quella riforma, si sono già schierati». E un magistrato «potrebbe trovarsi schierato» a
sua volta «a fianco dei partiti». Parole condivise dal consigliere della Cassazione, Nello Nappi. «Credo che non si possa impedire ad un magistrato di esprimere la propria opinione su questioni, come la riforma costituzionale, che investono anche il ruolo stesso della magistratura. Il problema, però, è il modo e il contesto con cui viene espressa», spiega. «Un conto è affermare di essere favorevoli o contrari alla riforma e perché – aggiunge -. Altra cosa è
schierarsi, sconfinando in prese di partito». Nappi cita anche un precedente. «Quando Antonio Ingroia si definì partigiano della Costituzione davanti alla platea del congresso di Rifondazione comunista, espresse un`opinione
che, per il contesto in cui venne proferita, rappresentò una presa di posizione a mio avviso incompatibile con il ruolo di magistrato – aggiunge -. Ha ragione Legnini ad invitare alla cautela: occorre equilibrio e senso di responsabilità da parte di tutti. E il fatto che il governo abbia investito di significato politico il referendum costituzionale può essere o meno condiviso, ma è comunque un fatto di cui occorre tener conto».
Maria Elisabetta Casellati, membro laico del Csm in quota Forza Italia, si pone una domanda: «Come mai la questione esplode ora nonostante certe
prese di posizione da parte della magistratura sulla riforma costituzionale
fossero già note da tempo?». E si dà una risposta. «È probabile che aver dato connotazione politica al referendum, trasformandolo anche in un giudizio
sul proprio operato da parte del governo, oltre alle tensioni innescate dalle dichiarazioni del presidente dell`Anm Piercamillo Davigo, abbia contribuito ad esasperare i toni – osserva -. Ciò detto, i magistrati hanno il diritto di
esprimere la propria opinione nei limiti del proprio ruolo, ma se un commento sul referendum supera i confini istituzionali, tracimando
nell`attivismo politico, va censurato».
Ma cosa prevede la legge? «Le norme disciplinari vietano ai magistrati l`associazione e la partecipazione sistematica ai partiti politici – spiega il costituzionalista Massimo Luciani -. In due sentenze del 1981 e del 2009, la
Corte Costituzionale ha affermato che i magistrati hanno il pieno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero ma assicurando il rispetto delle garanzie della loro indipendenza e imparzialità».
Il punto è assicurare «un bilanciamento tra le esigenze di prestigio dell`ordine giudiziario e la libertà del magistrato di esprimere il proprio pensiero». E «l`organo che presidia questo equilibrio è il Csm». ANTONIO PITONI

Foto del profilo di Andrea Gentile

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