IL FATTO QUOTIDIANO

Orlando spinge con discrezione per il suo Melillo capo a Milano

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando in difesa del suo capo di gabinetto Giovanni Melillo che concorre alla nomina di procuratore di Milano. In
una intervista al Corriere della Sera, il Guardasigilli ha detto che si confronterà con il Csm anche “sull`attività dei magistrati messi fuori ruolo per collaborare pure con istituzioni governative, che non può essere demonizzata. Su questo vorrei che si aprisse una discussione politica seria, senza interventi censori ma anche senza richiudere tutto in un cassetto”.
Orlando ha detto che non si riferisce a Melillo: “Parlo in generale, non
entrerò mai nel merito di una nomina”. Ma all`interno della magistratura
la polemica più recente è proprio sulla candidatura di Melillo a procuratore.
Non per dubbi sul suo valore di magistrato, riconosciuto a livello trasversale,
ma sull`opportunità che da un incarico politico di così alto livello si
passi a guidare la procura più importante d`Italia insieme a Roma. E, dunque, a diverse toghe l`uscita di Orlando non è piaciuta, tenuto conto che a breve dovrà pure visionare, per il concerto, i pareri sulle candidature della
Procura di Milano che arriveranno al Plenum del Csm. In sede di commissione, Melillo ha avuto il voto della relatrice Elisabetta Casellati, laica di Forza Italia mentre due voti, dei consiglieri togati di Area (sinistra) sono andati a Francesco Greco e un voto, del togato di Magistratura Indipendente
(destra) ad Alberto Nobili, entrambi “storici” magistrati milanesi.
Al ministero della Giustizia c`è anche un altro discusso caso di magistrato
“fuori ruolo”. E quello del sottosegretario Cosimo Ferri, rimasto il
leader di fatto di Mi nonostante il suo incarico politico. Durante le elezioni
per il rinnovo del Csm, Ferri ha inondato di sms i magistrati per sponsorizzare due suoi pupilli (poi eletti) Luca Forteleoni e Lorenzo Pontecorvo. ANTONELLA MASCALI