Palermo, il capo Lo Voi imbavaglia i suoi pm
Sab. 2 – Palermo. Edue. Dopo la lettera riservata che raccomanda a tutti
ipm di tenere alta l`attenzione sui profili di sicurezza, evitando anche la
sovraesposizione sui social, Francesco Lo Voi ci riprova con una
seconda missiva, indirizzata agli aggiunti, ma inoltrata a tutti i sostituti,
che stavolta ha come oggetto le “dichiarazioni alla stampa”. L`obiettivo?
In due paginette, il procuratore di Palermo mette il veto alle interviste
giornalistiche non autorizzate e avverte che, da ora in poi, “sarà
necessaria una previa interlocuzione con lo scrivente”: cioè con lui. Stop
dunque alle chiacchierate con i cronisti decise in autonomia, “specie in
considerazione – ricorda Lo Voi – del rilievo disciplinare che tale violazione
comporta”.
COSÌ, a pochi giorni dal ventiquattresimo anniversario della strage di
via D`Amelio, il capo della Dda del capoluogo siciliano zittisce i magistrati
del suo ufficio con un richiamo che, per quanto “costruttivo e unitario”
(così lui stesso lo definisce), ha il sapore di un vero e proprio bavaglio:
i pm dovranno “astenersi dal rilasciare qualunque intervista o
dichiarazione agli organi di informazione o a singoli giornalisti, nazionali
ed esteri, su quanto rientra nell`attività dell`Ufficio”.
E come se non bastasse, Lo Voi ricorda che un decreto legislativo del
2006 attribuisce al procuratore della Repubblica, “e solo a lui”, il potere di mantenere i contatti con gli organi di informazione. Da anni a Palermo non si assisteva a una simile “stretta” nei rapporti tra la procura e i media.
Ma cosa ha fatto scattare il nuovo diktat che sa di censura? Qualcuno parla
di una recente intervista dell`aggiunto Teresa Principato, titolare dell`indagine su Matteo Messina Denaro, che denunciava le connivenze
istituzionali del superlatitante. E che avrebbe fatto infuriare il capo.