IL FOGLIO
Perché la magistratura ha un programma politico (manettaro) per tutto
Roma. Prendete nota di questi concetti. Intercettazioni: “Alcune rimarranno border line, ma se il pm e il giudice le ritengono utili per descrivere il contesto saranno diffuse”. Presunzione d`innocenza: “E` un elemento interno al processo, non c`entra nulla coi rapporti sociali e politici. Come se un
fatto penalmente irrilevante non fosse deontologicamente disdicevole”. Enunciati il primo al Corriere della Sera da Giuseppe Cascini, pm dell`inchiesta su Mafia Capitale, e il secondo al Fatto da Piercamillo
Davigo, ex Mani pulite ora presidente dell`Associazione magistrati, possono essere considerati due punti-chiave di un programma politico che sta prendendo forma nella magistratura. Programma agitato intanto come reazione alle riforme annunciate da Matteo Renzi, e che verrà testato al referendum costituzionale quando Magistratura democratica, la corrente di Cascini, farà campagna per il “no”: ma che potrà in caso di sconfitta renziana divenire anche agenda di governo; o in caso di vittoria fornire la ridotta etica (“Onestà, onesta!”) a un`opposizione populista-grillina-benecomunista.
Un “Resistere, resistere, resistere” 16 anni dopo quello del 2002 contro il
Cavaliere. Per sorte, i due pronunciamenti di Davigo e Cascini arrivino mentre vengono archiviate le accuse di complotto contro l`ex pm Luigi De Magistris, oggi sindaco di Napoli, per sabotare le inchieste “Why not”
e “Poseidone”, inchieste ad ampia diffusione di avvisi di garanzia e di intercettazioni.
De Magistris era eccessivo perfino per gli standard giustizialisti: e tuttavia quali furono gli effetti di quelle inchieste? Cadde un governo, quello di Romano Prodi; il ministro della Giustizia di allora, Clemente Mastella, dovette fare le valige e divenne “impresentabile”; la politica nazionale e locale
fu deviata. Ecco: se il combinato disposto tra presunzione d`innocenza a sovranità limitata e intercettazioni a sovranità illimitata si riproponesse oggi a Potenza, o magari in qualche altra inchiesta, avremmo un bis al cubo, perché Renzi non è il declinante Prodi di allora, perché il Pd renziano sta rompendo i ponti con le procure, e perfino Repubblica non si presta più al gioco. Così è Marco Travaglio sul Fatto a raccogliere il testimone, rendendo plastico l`O.K. Corral Davigo-Renzi, impaginati schiena contro schiena. Come ha scritto il Foglio, la linea Davigo si può così sintetizzare: “Non c`è conflitto tra noi e i politici, basta che si adeguino”. E il catenaccio è a tutto campo: sulle intercettazioni, sulla prescrizione, sulla presunzione d`innocenza, sull`inefficienza e sul riordino degli uffici giudiziari. In pratica: sbarramento preventivo alle quattro maggiori riforme che Renzi ha detto di voler approvare. E` utile farsi un giro su Questione Giustizia, rivista online di Magistratura democratica. Proprio Cascini è autore di un articolo sulle intercettazioni, definite “barbarie” dal premier. Titola Questione Giustizia: “Dalle circolari delle procure di Roma, Torino e Napoli vengono le soluzioni
utili per il legislatore”. Soluzioni che “andrebbero recepite nel ddl governativo
in discussione al Senato”. Anche la riforma dell`ordinamento giudiziario, anticipata dal Foglio del 26 marzo, andrebbe riscritta in quanto “soffre di insufficiente maturazione culturale”. Riscritta come? Secondo le indicazioni del presidente della Corte d`appello di Brescia, Claudio Castelli. Qui però non
si vola sui massimi principi, ma su “mutamento funzioni, semi direttivi tabellarizzati, discontinuità degli incarichi direttivi”.
Dopo aver nicchiato un po` Md ha deciso di contrastare anche il “vulnus” del pensionamento dei magistrati a 70 anni anziché 75, contro il quale l`Anm ha fatto lobbying parlamentare, ottenendo deroghe. L`allarme democratico è allora per le “procure in bilico”.
A Taranto è stato collocato a riposo il procuratore generale Franco Sebastio, responsabile dell`inchiesta Ilva, subito sceso in campo per il referendum anti-trivelle. Così, tra ricorsi al Tar e alla Corte costituzionale per questioni di carriere e indicizzazione delle pensioni, la magistratura formato Davigo guarda ora al referendum di ottobre. “E` in gioco l`architettura democratica
dello Stato” dice il comunicato per il no di Md. Difficile che Davigo schieri addirittura l`Anm. Anche se da quando ha abbandonato la corrente di Magistratura indipendente è oggetto di un insistente pressing da parte di pezzi grossi, e schierati, delle procure. Tipo Armando Spataro, procuratore della repubblica di Torino; che ha appena annunciato l`adesione al comitato per il no di Alessandro Pace e Gustavo Zagrebelsky. Renzo Rosati