MAGISTRATI: Perché la nomina di Davigo rompe gli equilibri al Csm (Il Dubbio)

IL DUBBIO

ORA LA RISCHIO LA “NORMALIZZAZIONE RENZIANA` DELLE TOGHE
Perché la nomina di Davigo rompe gli equilibri al Csm

L’ elezione dell`ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo a presidente dell`Associazione nazionale magistrali ha avuto un duplice effetto. Quello di bloccare da subito i pur timidi tentativi di riforma in tema di giustizia, come il divieto di pubblicazione delle intercettazioni “non rilevanti”, che il governo Renzi faticosamente porta avanti. E quello di compattare sulla sua figura una magistratura uscita dalle elezioni di marzo del Comitato direttivo centrale alquanto frammentata nelle sue correnti.
A Davigo, leader di Autonomia & Indipendenza, corrente nata a gennaio 2015 per scissione della componente reazionaria di Magistratura indipendente, forte di 1041 preferenze, è riuscito quello che quattro anni prima a Cosimo
Ferri, allora segretario di Mi, con 1199 voti non riuscì: dar vita dopo anni a una giunta Anm unitaria. Con un sistema da dottrina Cencelli, l`incarico di presidente sarà a rotazione. Invece che uno per quattro anni, quattro per un
anno. In modo da dare rappresentanza a tutte le correnti. Ogni presidente
sarà affiancato da un segretario di un gruppo diverso. Cosi ogni corrente avrà per un anno il presidente e per un anno il segretario; per i restanti due, come
consolazione, il posto di vicepresidente o di vicesegretario.
Un autorevole esponente dell`Anm che preferisce restare anonimo
nota: “Se la soluzione Davigo è ora il miglior compromesso possibile, la sua sovraesposizione mediatica rischia di rompere anche il difficile equilibrio che si è creato al Csm fra le componenti laica e togata”. I maligni dicono pure
che con questo Csm Davigo abbia il dente avvelenato, dopo che l`anno scorso bocciò la sua domanda a presidente della Corte di Appello di Torino.
In un solo anno di presidenza il “Dottor Sottile” può, dunque, fare molli danni allo storytelling renziano.
In particolar modo per quanto riguarda una certa idea di “normalizzazione” della magistratura che il premier ha in mente e che trova riscontro nelle recenti scelte dei capi degli uffici giudiziari. Scelte in cui l`eccessiva visibilità mediatica si rivela un boomerang. Come per la nomina di Francesco Lo Voi a procuratore di Palermo, preferito ai certamente più conosciuti Sergio Lari e Guido Lo Forte. O per la bocciatura del pm Nino Di Matteo alla Procura nazionale antimafia.
Dulcis in fundo, c`è l`aspetto dei “regolamenti di conti” personali.
La prima dichiarazione di Davigo da presidente dell`Anm è stata: “Sono dell`opinione che i magistrati non debbano occuparsi di politica, mai, anche perché quando lo fanno in genere non sono molto bravi”. Gli osservatori più
attenti hanno letto, fra le righe, un messaggio rivolto proprio al suo ex leader di corrente Cosimo Ferri. Casus belli della scissione di un anno fa era stato, infatti, proprio l`ingresso nell`esecutivo Renzi, da parte di Cosimo Ferri,
come sottosegretario alla Giustizia. GIOVANNI MARIA JACOBAZZI

Foto del profilo di Andrea Gentile

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