IL CORRIERE DELLA SERA
Procura di Milano, Greco convince il Csm
Ieri l`audizione di tutti i candidati, Melillo resta il rivale più quotato in caso di soluzione «esterna»
ROMA. Ha parlato più a lungo degli altri candidati, rispondendo a diverse domande e lasciando una sensazione di «grande solidità» che sembra
confermare l`impressione che sia lui, Francesco Greco, il favorito per la guida della Procura di Milano. L`attuale procuratore aggiunto s`è soffermato
sul fenomeno della corruzione (definendolo «reato contro l`economia», più che contro la pubblica amministrazione), ma ha affrontato anche il tema
della `ndrangheta in Lombardia e delle altre organizzazioni criminali (con particolare riguardo alle ricadute sul tessuto economico); senza però trascurare i cosiddetti «affari semplici», cioè l`illegalità diffusa che merita pari attenzione all`interno dei dipartimenti dedicati alle diverse tipologie
di reati. E ha fornito indicazioni di tipo organizzativo, anche in relazione a necessità e fenomeni specifici della realtà milanese.
I nove concorrenti per il posto di procuratore considerato più importante (e politicamente «sensibile») fra quelli da assegnare sono sfilati ieri
davanti alla commissione Incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura, senza distinzioni fra nomi più o meno quotati. Ma in chi ascoltava le differenze erano ben presenti. Forse anche per questo, consapevole che la sua candidatura non è mai stata presa in seria considerazione perché considerata «divisiva», l`altro procuratore aggiunto Ilda Boccassini ha voluto sottolineare il proprio attaccamento ai valori di autonomia e indipendenza della magistratura. Ricordando i prezzi pagati
personalmente quando chiese di essere trasferita in Sicilia all`indomani
delle stragi di mafia, e di avere in seguito portato avanti doverose indagini su
corruzione e mafia senza mai guardare all`appartenenza politica di inquisiti e imputati.
Come prevede la legge, il candidato che realmente compete con Greco, tuttavia, è Giovanni Melillo, oggi capo di gabinetto del ministro della
Giustizia, il quale s`è concentrato sulla necessità di trasparenza nell`organizzazione dell`ufficio e nella mobilità interna; col risultato di fare presa su coloro (e ce ne sono) che preferirebbero una scelta esterna all`ufficio, per dare un segno di discontinuità rispetto a un passato che ha registrato qualche turbolenza. Ma la provenienza da un incarico di
stretta collaborazione governativa, è un problema considerato insormontabile (sul piano dell`immagine non personale) dal suo stesso gruppo di appartenenza, la «sinistra giudiziaria» di Area. Uno scoglio superabile solo con l`unanimità dei voti, o quasi; raggiungibile attraverso ripensamenti
che, sebbene sempre possibili, sono al momento ritenuti improbabili.
Ecco perché, oltre a Melillo, conserva qualche residua chance Giuseppe Amato (procuratore di Trento, della corrente «centrista» Unità per la
costituzione), che però ha fatto domanda anche per la Procura di Bologna, dove sembra favorito. Pure l`altro candidato «milanese», Alberto Nobili, ha
suscitato buone impressioni, come il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri (ma è stato già proposto per Catanzaro). E così i procuratori
di Nuoro e Bergamo, Andrea Garau e Massimo Meroni, insieme a Cuno Tarfusser, ex procuratore di Bolzano ora in servizio alla Corte internazionale
dell`Aia; tutti sono considerati fuori gioco, però.
Tra oggi e domani la commissione avvierà il dibattito, nel quale le varie componenti dovranno scoprire le carte ed esprimere le loro preferenze.
Una discussione dall`esito non scontato, in cui non si possono escludere «contrattazioni» fra correnti e gruppi (compresi i «laici» dei due schieramenti
politici), e colpi di scena. Il voto sui nomi da portare in plenum è previsto dopo Pasqua, ma potrebbe essere anticipato a questa settimana. Giovanni Bianconi