LIBERO
Tutti addosso a Davigo perché critica i giudici
Il presidente Anm: nomine lottizzate tra le correnti. Csm in rivolta:
parole gravi, scomposte e sorprendenti. Poi è costretto a ritrattare
Piercamillo Davigo dice quello che tutti sanno, i diretti interessati per primi. E cioè che le nomine negli uffici giudiziari giudicanti e requirenti, che la Costituzione assegna al Consiglio superiore della magistratura, sono lottizzate tra le correnti delle toghe. È il motivo per cui spesso, prima di votarle, a palazzo dei Marescialli aspettano di averne in mano un bel gruppo: così vengono spartite con cura tra le diverse fazioni, ognuna delle quali vota i candidati proposti delle altre sapendo che in cambio queste votano i suoi e nessuno ci rimane fregato.
Talvolta, quando le poltrone in palio non sono di primo livello, i consiglieri votano addirittura interi «pacchetti», liste di magistrati dentro alle quali c`è di tutto, senza che si possano distinguere gli eccellenti dai mediocri.
E se per fare qualche nomina bisogna attendere un anno o più, lasciando scoperti incarichi apicali in attesa che si liberino altre caselle di pari importanza, pazienza: è il prezzo da pagare perché il sistema funzioni.
Che a violare questa congiura dell`ipocrisia sia stato il presidente dell`Associazione nazionale dei magistrati, e non un retroscena di giornale che lascia il tempo che trova, dovrebbe essere una buona notizia. Denuncialo oggi, ripetilo domani e magari l`andazzo cambia, un po` di imbarazzo sopravviene, le nomine sono fatte in tempi più decenti e chissà, curriculum e merito iniziano davvero ad avere la meglio sulle logiche di spartizione.
Invece, come era ovvio, è prevalso il riflesso contrario: condanna unanime per Davigo ad opera del Csm, con il reprobo costretto a parziale ritrattazione.
L`occasione è stata una riunione dell`Anm l`altra sera a Milano, nel palazzo di Giustizia. Barbara Bellerio, magistrato di Corte d`appello, chiede a Davigo un commento sul modo in cui il Csm vota le promozioni.
«Mi fa inorridire che queste scelte siano lottizzate, credo che la giunta dell`Anm debba fare qualcosa», lo incalza la giudice.
Davigo non si fa pregare: risponde che è vero, le nomine «a pacchetto, alla unanimità, non somigliano alla convergenza sul candidato migliore, ma all`accordo su “uno a me, uno a te e uno a lui”, che è una cosa orribile».
Almeno, propone, «venga messo in Intranet tutto quello che è in valutazione, compreso il fascicolo personale di chi fa domanda per un incarico.
E non si venga a parlare di privacy, perché è al buio che avvengono le porcherie e i baratti». I primi a scandalizzarsi sono stati i membri del Csm: «Parole che, se confermate, sarebbero gravi, scomposte e sorprendenti». Anche perché, viene ricordato a Davigo, «solo qualche giorno fa» lui stesso è stato nominato presidente di sezione di Cassazione.
Incarico che Elisabetta Casellati, consigliere laico del Csm, gli ha chiesto
di lasciare per coerenza con le proprie parole. Il presidente dell`Anm ha
anche fatto una parziale smentita, assicurando che i suoi giudizi si riferivano solo alle nomine «a pacchetto».
Ma è una spiegazione che non convince, anche perché le cose peggiori, quella prassi dell’«uno a me, uno a te e uno a lui» che l`ex pm di
Mani pulite denuncia, vanno in scena soprattutto quando in ballo ci sono le promozioni ai vertici degli uffici giudiziari. Come avvenne con le nomine ai vertici delle procure di Bari, Firenze e Torino, scadute nel
2013 e tenute ferme un anno per poterle “gestire” insieme alla quarta nomina, quella del segretario generale dello stesso Csm, che nulla aveva
a che fare con esse, ma è ritenuta importantissima da tutte le correnti.
Ovviamente sarebbe interessante sapere cosa pensa di tutto questo colui che del Csm è il presidente, Sergio Mattarella. Forse, prima che
si concluda il suo settennato, chissà. FAUSTO CARIOTI