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Giudici Pace: riforma magistratura onoraria altamente deludente
Il ddl presenta troppe ombre, occasione sprecata
Roma, 11 mar. (askanews) – Per il segretario generale dell’Unione Giudici di Pace Alberto Rossi il disegno di legge di riforma della magistratura onoraria, approvato ieri al Senato e che ora passerà all’esame della Camera dei Deputati, è “un’occasione sprecata”.
“Il disegno di legge licenziato dal Senato – spiega Rossi – presenta troppe ombre, che offuscano ciò che di buono in esso è previsto. Non si può ragionevolmente pensare di affidare non meno del 70-80% dei processi civili e penali ai giudici di pace ed alla magistratura onoraria in generale, che già oggi tratta e definisce oltre il 50% del contenzioso giudiziario, senza nessun impegno finanziario, con una delega in bianco al Governo su compensi e previdenza che lascia presagire un ulteriore abbattimento delle già misere retribuzioni dei magistrati onorari, oggi inferiori in media circa dieci volte rispetto agli emolumenti destinati ai magistrati di carriera”.
“E’ addirittura rimasta la norma che prevede il licenziamento in tronco del magistrato donna in gravidanza che dovesse assentarsi per sei mesi dal lavoro. Più in generale – prosegue – sono state reiterate ed aggravate tutte le infrazioni al diritto comunitario che la Commissione Europea ha contestato al Governo Italiano, dalle discriminazioni vietate in materia di tutela della salute, di maternità, di diritto alle ferie ed alla pensione, alla violazione del principio pro rata temporis al quale tutti gli Stati Europei devono attenersi in sede di determinazione dei compensi”.
“Eppure sarebbe bastato approvare 2-3 emendamenti presentati da quasi tutte le forze politiche – aggiunge il presidente dell’Unione Mariaflora Di Giovanni – per eliminare quelle gravi criticità da noi ripetutamente evidenziate al ministro Andrea Orlando”.
“La conseguenza di tale dissennato progetto di riforma – conclude Di Giovanni – sarà che i giudici di pace, demotivati e costretti a trovarsi un secondo lavoro, oberati dai considerevoli aumenti di competenze, non potranno più garantire non solo la definizione dei processi in meno di 1 anno, come oggi avviene, ma neppure l’osservanza del termine di ragionevole durata del processo. Il Governo, per risparmiare pochi soldi, si ritroverà a versare somme dieci volte superiori per i risarcimenti derivanti dalla legge Pinto, senza considerare le pesanti sanzioni che pioveranno dall’Europa”.