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Migranti, il Pentagono: “Crisi che durerà 20 anni”. Ue: quote obbligatorie, appello Onu: “Accoglietene 200mila”
Il generale Martin Dempsey: “Dobbiamo affrontare sia unilateralmente che con i nostri partner questa questione come un problema generazionale, e organizzarci e preparare le risorse ad un livello sostenibile per gestirla”
WASHINGTON. – Le immagini dello tsunami di disperati che tentano di raggiungere l’Europa, e da ultimo la foto, pugno nello stomaco, del bimbo curdo di 3 anni morto su una spiaggia in Turchia preoccupano ed anche molto il Pentagono. ” Si tratta di un grande problema” e tra i vertici militari Usa e Nato sta aumentando la consapevolezza che si tratti ” di una vera crisi”, anzi, “è trattata come il più notevole problema” discusso nelle riunioni ad alto livello tra i generali dell’Alleanza.Lo ha dichiarato alla Abc il capo degli Stati maggiori riuniti (il più alto ufficiale in grado) il generale Martin Dempsey. Intanto a Bruxelles la Commissione intende aumentare le quote dei rifugiati con sanzioni per i Paesi membri inadempienti.
L’alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), Antonio Guterres, ha lanciato un appello per la ripartizione di almeno 200mila richiedenti asilo in Unione Europea e ha sottolineato che tutti i membri dell’Ue dovrebbero avere l’obbligo di partecipare a questo programma. “Le persone che hanno una richiesta di protezione valida (…)
Dovrebbero conseguentemente beneficiare di un programma di ricollocamento di massa, con la partecipazione obbligatoria di tutti gli stati membri dell’Ue. Una stima preliminare sembra indicare il bisogno potenziale di accrescere le opportunità di reinsediamento a 200mila posti”, ha scritto Guterres in una nota.
Secondo il generale americano Dempsey “dobbiamo affrontare sia unilateralmente che con i nostri partner questa questione come un problema generazionale, e organizzarci e preparare le risorse ad un livello sostenibile per gestire (questa crisi dei migranti) per (i prossimi) 20 anni”. A proposito della drammatica fotografia del bimbo siriano di tre anni morto su una spiaggia della Turchia, Dempsey ha auspicato che quella immagine “abbia un simile effetto a quella del 1995 del mortale attacco con i mortai alla piazza del mercato di Sarajevo, che spinse verso l’intervento della Nato in Bosnia”, cioé spinse la comunità internazionale ad agire con maggiore efficacia per trovare una soluzione ad una drammatica emergenza.
Sul tema migranti nella Ue è intervenuto anche il leader russo Vladimir Putin sostenendo che si trattava di un evento “prevedibile e che ci si doveva attendere. La Russia aveva avvertito della vastita’ del problema”, causata, secondo il presidente russo, da come l’Ue ha “ciecamente seguito la politica Usa verso la Siria. I Siriani che abbandonano il loro Paese non lo fanno per il governo di Assad ma per colpa di Is”. “Penso che la crisi fosse assolutamente prevista”, ha detto Putin ai giornalisti a margine dell’Eastern Economic Forum di Vladivostok. “Noi in Russia, e io personalmente qualche anno fa, abbiamo detto chiaramente che sarebbero emersi tali gravi problemi sei i nostri cosiddetti partner occidentali continuano a mantenere la loro politica estera sbagliata, soprattutto nelle regioni del mondo musulmano, Medio Oriente, Nord Africa”, ha spiegato.
Secondo il presidente russo, il difetto principale della politica estera occidentale è l’imposizione di proprie norme in tutto il mondo, senza tener conto delle caratteristiche storiche, religiose, nazionali e culturali di particolari regioni. L’unico modo per invertire il flusso di rifugiati in Europa è quello di aiutare le persone a risolvere i problemi a casa loro e il primo passo dovrebbe essere la creazione di un fronte comune e unito contro i gruppi jihadisti come l’Is, ha aggiunto Putin. Il problema di ricostruire le economie locali e le sfere sociali per convincere le persone terrorizzate a tornare sorgerebbe solo dopo che il terrorismo fosse sradicato – ha spiegato ancora il presidente russo -, ma il sostegno internazionale per la ricostruzione della sovranità dei paesi che hanno sofferto per mano dell’Is dovrebbe avvenire solo nel pieno rispetto di storia, cultura e tradizioni locali.
E mentre a Ginevra sono ripresi i ‘negoziati di pace libicì sotto egida Onu, il governo islamista libico di Tripoli (a differenza di quello di Tobruk privo di riconoscimento internazionale) ha chiesto ai Paesi europei ed arabi di organizzare “una conferanza regionale alla fine del mese ” per porre fine alla tragedia dei migranti”. Lo ha dichiarato il ministro della Giustizia di Tripoli, Mustafa Laqlaib, che punta ad ottenere l’aiuto necessario ad ostacolare lo tsunami di migranti che dalle coste ad ovest della capitale, parte alla volta dell’Italia.
Fa discutere l’immagine postata su Twitter dal giornalista Andrew Stroehlein, direttore del centro media europeo di Humans Right Watch: i poliziotti della Repubblica Ceca hanno fermato nel sud della Moravia 200 profughi che, provenienti dall’Austria e dall’Ungheria, cercavano di raggiungere in treno la Germania. Gli agenti hanno scritto con pennarelli indelebili sulle braccia di profughi, bambini compresi, i numeri di identificazione. Un’immagine che ricorda tristemente la “marchiatura” degli ebrei deportati dai nazisti nei campi di concentramento, durante la Seconda guerra mondiale.
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a Libia non può gestire da sola il flusso di migranti e la Libia è solo un Paese di transito”, ha sottolineato ricordando come con la fine del regime di Muammar Gheddafi nel 2011 e le successive lotte intestine tra le fazioni rivali, in Libia si è aperto un vuoto attraverso il quale passano migliaia di siriani provenienti dall’Egittto (che sostiene il generale Khalifa Haftar, l’uomo forte di Tobruk) o attraverso i Paesi dell’Africa sub-sahariana, Niger, Sudan e Ciad.