IL DUBBIO
Ancora aperti quattro Opg su sei
È passato un anno dalla data ufficiale che rendeva obbligatoria la chiusura definitiva – pena il commissariamento delle regioni – di tutti gli ospedali psichiatrici giudiziari, ma ancora quattro Opg su sei restano aperti. Le regioni inadempienti non sono state commissariate come prevede la legge, ma in alternativa, nel febbraio del 2016, il garante dei detenuti della regione Toscana, Franco Corleone, è stato ufficialmente nominato dal governo come commissario unico per il definitivo superamento degli Opg. Nomina in bilico per una sua presunta incompatibilità tra carica di garante e di commissario. A oggi, a causa della scarsa diffusione delle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), strutture sanitarie con pochi posti letto (al massimo 20), senza sbarre e senza agenti di polizia, nate in sostituzione degli Opg, ci sono ancora 93 persone rinchiuse illegalmente negli ospedali psichiatrici.
Nel frattempo l’associazione fiorentina “L’altro Diritto”, sempre impegnata in prima fila contro le storture del sistema penitenziario e giudiziario, ha presentato i ricorsi in tre Regioni (Toscana, Emilia-Romagna, Sicilia), lamentando la violazione dell’articolo 13 della Costituzione sull’inviolabilità della libertà personale. La legge non prevede più gli Opg e tre ordinanze di tre diversi magistrati di sorveglianza hanno accolto i ricorsi, dando tre mesi di tempo alla regione Toscana e 15 giorni alle altre due regioni per mettersi in regola. Tempo scaduto, ma i governatori hanno impugnato le ordinanze e così le hanno bloccate finché non ci sarà il giudizio definitivo della Cassazione. Il prossimo passo de “L’altro diritto” sarà quello di presentare una richiesta di intervento da parte della Corte europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.
Ma a breve, se non verranno presi seri provvedimenti, si rischia l’esplosione di un’altra emergenza. A lanciare l’allarme è stato lo stesso commissario unico, Franco Corleone: “Sono le continue richieste di misure di sicurezza provvisorie: i magistrati emettono troppo spesso dei provvedimenti per una misura di sicurezza nella Rems e non vengono eseguite perché non c’è posto. E siamo arrivati a 116 persone al 1 marzo 2016″. Un numero piuttosto elevato che non convince il commissario, sia perché non c’è posto e sia perché i magistrati emettono condanne finalizzate alla contenzione, senza valutare alcuna pena alternativa. Un rapporto tra giustizia e sistema territoriale della psichiatria che andrebbe, sempre secondo Corleone, rivalutato. Un dibattito ancora aperto, vista la tipologia delle persone condannate per reati commessi in ragione della loro situazione psichica e sociale. La popolazione degli ex Opg in via di trasferimento e di quelli in attesa di espiare la loro pena è composta per lo più da giovani, disagiati e completamente abbandonati. Inoltre, risulta che sono le donne a rischio di carcerazione più lunga. Tutto ciò è emerso grazie a un progetto promosso e finanziato dal centro per la prevenzione e il controllo delle malattie del ministero della Salute e coordinato dall’Istituto superiore di sanità. L’indagine era stata realizzata su un campione di 473 ricoverati (alla data di avvio delle valutazioni – 1 giugno 2013 – nei sei Opg erano presenti 1.015 pazienti, 835 dei quali ricoverati nelle cinque strutture coinvolte nel progetto). Il campione è costituito per circa il 90% da uomini. L’età media è pari a 42,5 anni. Il 73% circa dei pazienti partecipanti non è sposato e non ha figli e il 50% viveva con la famiglia d’origine prima del ricovero in Opg. Emerge una condizione di svantaggio sociale: basso livello di istruzione con condizioni lavorative ed economiche precarie. Oltre il 30% dei pazienti ha una malattia fisica grave, il 24% circa è obeso e l’80% è fumatore. Il 7,6% ha una disabilità da moderata a grave dovuta a patologie del sistema nervoso centrale. Damiano Aliprandi