IL MESSAGGERO
Tortura e prescrizione, si rinvia
Niente intesa tra centristi e Pd
LA POLEMICA
ROMA Le scosse in Ncd hanno avuto una ricaduta immediata sugli accordi di maggioranza in particolare al Senato. Qui, proprio per la giornata di ieri, era stata programmata una riunione apparentemente decisiva sulla giustizia. E invece, nulla di fatto: salta l`accordo sulla prescrizione, al quale era collegato l`intesa sull`intero testo di riforma del processo penale. E, parallelamente, si sospende sine die l`esame del disegno di legge che punta ad introdurre nel codice penale italiano il reato della tortura. Un provvedimento che ha già un ritardo di quasi 30 anni (la Convenzione di New York contro la tortura è del 1984 e l`Italia la firma nell`88) ed è stato oggetto di ben tre letture in Parlamento solo in questa legislatura.
Dopo l`avvertimento di due giorni fa del ministro dell`Interno Alfano che il testo, anche se approvato a Palazzo Madama, si sarebbe dovuto comunque riscrivere alla Camera, l`intero centrodestra, da FI alla Lega, da Cor ad
Ala, passando per la componente «Idea» di Gaetano Quagliariello, ha chiesto e ottenuto che il provvedimento scompaia dall`ordine del giorno dei lavori «almeno fini) a dopo l`estate». «Facendolo precipitare – come spiega sorridendo il capogruppo della Lega Gianmarco Centinaio – in fondo ad ogni altro provvedimento inserito all`ordine del giorno dell`Aula…». I senatori Dem, già in una riunione di fine mattinata avevano preso atto che la maggioranza sul disegno di legge era di fatto spaccata, soprattutto dopo la decisione di Renato Schifani di dimettersi da capogruppo di Ap-Ncd, e avevano accettato l`idea di rinviare l`esame del testo o di farlo tornare in commissione: le due ipotesi messe sul tavolo dal centrodestra.
Un via libera che mai verrà confermato alla Conferenza dei Capigruppo. I senatori di Sel e del M5s protestano prima in Conferenza dei capigruppo e poi in Aula del calendario. Ma soprattutto attaccano il Pd. Con Loredana
De Petris e Peppe De Cristofaro che invitano i Dem a «vergognarsi» per la decisione di «affossare di fatto il reato di tortura».
IL PROCESSO PENALE
Più complicata la partita sulla prescrizione, se non altro perché per il governo è davvero difficile far saltare l`intera riforma del processo penale. Per giorni, tanto il ministro della giustizia Andrea Orlando quanto il responsabile
giustizia del partito David Ermini hanno lavorato ad una bozza di intesa: via la norma “acceleratoria” che di fatto accelera il conto alla rovescia se il secondo e terzo grado di giudizio non intervengono dopo un tempo dato;
ma contemporaneamente la prescrizione dei reati contro la pubblica amministrazione (in primis la corruzione) sarebbe stata allungata meno di quanto prevede il testo approvato alla Camera e lo “stop” alla scadenza
dei processi sarebbe durato un anno e mezzo sia in primo grado sia in appello e non due anni al primo grado e uno al secondo, come inizialmente voleva il Pd.
I centristi, però, non ci stanno. E del resto sarebbe difficile per loro cedere su un punto su cui fino a due giorni fa Renato Schifani si è detto fortemente contrario. Le norme sulla prescrizione «devono rispettare il principio di
ragionevole durata del processo e non tradursi in semplici estensioni dei tempi scaricate sulle spalle del cittadino», ha detto per tutti Enrico Costa, ministro per gli Affari regionali ma ancora responsabile giustizia di Ncd
(fino a pochi mesi fa era a via Arenula come sottosegretario): «Ogni dibattito, ogni iniziativa e ogni mediazione parta da questi basilari presupposti». Anche in questo caso si rinvia a settembre. In attesa di capire che fine farà la maggioranza. Sara Menafra