IL SOLE 24 ORE
Unioni civili, ridorma del Senato, Rai: il calendario poco flessibile in Parlamento
Ieri al Senato c’era un conto che non tornava sulle unioni civili e sugli altri provvedimenti in calendario. Il conto tra le leggi in lista e le ferie d’agosto. Quel conto impossibile era tra le leggi ancora da approvare, almeno in prima lettura, per rispettare la tabella di marcia di fine anno e i giorni che separano le Camere dall’ora X delle ferie, il 7 agosto. Nonostante le dichiarazioni possibiliste sullo sprint dell’ultima settimana e il lavoro di lunedì e venerdì – giorni in cui normalmente non ci sono attività – era chiaro a tutti che quel conto non tornava. E che tutto o molto sarà rinviato a settembre.
Ora, è vero che sulle unioni civili pesano il ritardo della relazione del governo, l’ostruzionismo di Ncd, e anche una parte del Pd resiste, ma se è vero quello che diceva ieri Laura Boldrini sul «tempo scaduto» per il Ddl, sarebbe coerente posticipare le ferie dei parlamentari. In sostanza, se davvero si ragiona su obiettivi prioritari non può esistere solo un calendario rigido ma può essere adottato anche un calendario “politico” e dunque più flessibile, in cui si trovi maggiore compatibilità tra tempi di lavoro e di pausa. Del resto sulle ferie si era aperta una grande polemica con i magistrati e – ora – sarebbe coerente collegare anche la mole di lavoro parlamentare con i tempi a disposizione.
Va detto che le ferie di deputati e senatori italiani sono in linea con la media dei colleghi europei: in Germania per esempio, sono circa 10 le settimane di vacanza anche se i parlamentari possono essere richiamati in qualsiasi momento per votare provvedimenti urgenti. È successo la scorsa settimana sul pacchetto di aiuti alla Grecia. Ma questo rafforza l’idea che anche il Parlamento italiano adotti la regola della flessibilità. Una regola entrata in vigore come un valore aggiunto nelle leggi sul mercato del lavoro e che andrebbe estesa anche nelle aule parlamentari per rendere più elastici i tempi in base alle leggi ritenute necessarie.
Ieri l’urgenza, era sulle unioni civili, dopo la condanna europea per il nostro deficit legislativo, e anche perché sono anni che se ne parla senza che partiti e Parlamento siano stati in grado di essere concludenti rispetto alle promesse. Ma quella non è l’unica priorità. I conti non tornano anche su altre leggi se si assume il fatto che le ferie delle Camere debbano necessariamente partire dal 7 agosto e finire la prima settimana di settembre. Soprattutto perché a settembre scatta un’altra emergenza di calendario, un’altra corsa e un altro sprint: a ottobre infatti comincia la sessione di bilancio che deve necessariamente licenziare entro la fine dell’anno la legge di stabilità del 2016. E dunque tra settembre e metà ottobre il Parlamento si ritrova stretto tra una serie di provvedimenti, tra cui le unioni civili – appunto – la riforma del Senato che il Governo considera una priorità, la riforma della Rai e del processo penale. Insomma, il calendario dell’autunno rischia di nuovo di diventare un imbuto come lo è quello di adesso. E alla fine la troppa la fretta nella quale si svolgono i dibattiti parlamentari e si scrivono le leggi si ritrova nella sciatteria di testi fatti male.
Il punto è che una priorità, se davvero è tale, deve essere in grado di condizionare il calendario dei lavori. E non il contrario come accade ora, in cui tutto – o il più possibile – si deve fare entro il termine in cui scattano le vacanze. Se non si inverte la logica la priorità diventa una, nessuna o centomila. Lina Palmerini