RASSEGNA SINDACALE
Più personale per la giustizia precaria
La richiesta arriva dalla Fp Cgil che chiede l’assunzione dei 2.500 lavoratori in tirocinio da oltre cinque anni a 400 euro al mese. Per il sindacato la mobilità da Province e Croce Rossa non è sufficiente per colmare i vuoti in organico
“La giustizia ha bisogno di più personale. Servono nuove assunzioni, a partire dal dare risposte subito ai 2.500 precari della giustizia”. Ad affermarlo è la Fp Cgil Nazionale, in linea con il grido di allarme che da più parti, dal Consiglio superiore della magistratura alle Procure, si alza sulla carenza di personale nel settore. In ragione di questo, la categoria dei lavoratori dei servizi pubblici della Cgil rivendica una soluzione per “i precari della giustizia, presenti nella maggioranza degli Uffici giudiziari italiani, utilizzati per anni come soluzione ‘tampone’ per tappare le voragini degli organici”.
Si tratta di un esercito di lavoratrici e lavoratori “in tirocinio formativo a 400 euro al mese da oltre 5 anni – spiega il sindacato – e che, per queste ragioni, rivendicano il diritto ad avere risposte certe sul loro futuro, in un momento in cui dal Csm e dai tutti gli uffici giudiziari si paventa un collasso del sistema per mancanza di personale”.
La mobilità dalle province e dalla Croce Rossa verso il settore giustizia, annunciata dal titolare del dicastero di via Arenula, Andrea Orlando, fa sapere la Funzione Pubblica Cgil, “non basta: ci vogliono assunzioni rispettose della normativa vigente, per dare nuovo ossigeno alla giustizia. Ed è proprio grazie a queste che i precari avrebbero la possibilità di inserirsi, anche attraverso un percorso di valorizzazione dei loro tirocini”. I 2.500 precari della giustizia, attraverso la Fp Cgil, rivendicano “un’opportunità di lavoro vero e risposte concrete da parte del Governo. È giunto il momento di dire basta – conclude – al rimpallo tra Regioni e ministero, che sino ad oggi ha dato risposte parziali. La giustizia ha bisogno di questa forza di lavoro formata. Non si può più attendere, ci vogliono i fatti”.