LA REPUBBLICA
Il retroscena. Il Consiglio superiore della magistratura contesta
l`esponente democratico che aveva chiesto di aprire una pratica contro
gli inquirenti lodigiani. E alla fine è costretto a ritirare la richiesta
E parte la rivolta tra le toghe “Il governo stia fuori dai processi”
ROMA. Una tensione così alta, a palazzo dei Marescialli, non si registrava da quando il Csm di Giovanni Legnini si è insediato, ed era settembre di due anni fa. Per la prima volta, con l`inchiesta di Lodi e l`arresto del sindaco Uggetti a fare da sfondo, esplode l`insofferenza delle toghe contro la politica giudiziaria del governo Renzi. Ma gli strali sono soprattutto diretti contro le reazioni del Pd renziano che contesta le inchieste della magistratura. Dicono i togati del Consiglio: «A parole, e nelle dichiarazioni, lui sostiene i giudici, ma di fatto ne delegittima ogni iniziativa». A far da detonatore – lui dice del tutto casuale e involontario, ma gli altri sono convinti che la sua mossa sia stata studiata a tavolino – è l`uscita mattutina di Giuseppe Fanfani, ex esponente della Margherita, ex deputato, ex sindaco di Arezzo, ma soprattutto considerato un amico stretto del ministro Maria Elena Boschi.
Bisogna partire da qui per comprendere oltre dodici ore di allarme, con furioso scambio di comunicati, che solo in apparenza si conclude con un “volemose bene”. Ma sul tavolo c`è una domanda precisa che taglia
la giornata del Csm. Questa: «Chi c`è dietro Fanfani? Perché lui, sempre così
schivo e cauto, contesta gli arresti di Lodi e chiede addirittura che sia aperta una pratica contro quei magistrati?». La risposta è ovvia. Dietro ci sono Renzi e Boschi. Nessuno conferma ufficialmente questa interpretazione, ma la dinamica della giornata, gli scambi di comunicati, i colloqui tra le varie
correnti, l`intervento drastico di Legnini puntano a un solo obiettivo. Mettere un spartiacque definitivo tra il Csm, i magistrati e la politica. Da una parte gli uni, dall`altra gli altri. È passato mezzogiorno da poco quando Legnini è costretto ad affrontare il caso Fanfani. Lui ha gettato la “bomba” pochi minuti prima. Ha scritto che l`intervento di Lodi è «ingiustificato e comunque eccessivo», quindi si riserva di chiedere l`apertura di una pratica in prima commissione. E l`anteprima di una richiesta di trasferimento d`ufficio per le toghe di Lodi. “Radio Csm” descrive un Legnini furibondo che a Fanfani dice subito: «Hai sbagliato. E hai sbagliato di grosso. Ti stimo, lo sai, ti sono anche amico. Ma questa tua richiesta è pazzesca, ed è del tutto irricevibile. Te lo dico con assoluta chiarezza: se ti ostini, e vuoi andare avanti, nel comitato di presidenza io sarò costretto a fermare la tua richiesta. In prima commissione una pratica su Lodi adesso non ci andrà mai».
Ma sulle parole di Fanfani, nel frattempo, fibrilla l`intera magistratura. Nelle mailing list, ormai del tutto riservate, fino a quel momento avare di commenti su Lodi e sulla reazione di Renzi e del Pd, fioccano note contro Fanfani che hanno un unico leit motiv: «Il governo stia fuori dai processi. Il Pd sia solidale con la magistratura come lo era ai tempi di Berlusconi».
La giornata diventa concitata. Per un caso, nelle stesse ore, la giunta dell`Anm con Pier Camillo Davigo presidente, si riunisce a piazza Cavour. Una risposta al passo di Fanfani è inevitabile. Per prima si muove area, la corrente di sinistra della magistratura.
Una voce maligna dice perché tra i togati ci sarebbe il marito di una delle magistrate di Lodi. In realtà perché tutti, Ardituro, Aschettino, Morosini, Fracassi e gli altri, considerano il passo di Fanfani del tutto sbagliato, in quanto «mai e poi mai il Csm può diventare un altro grado di giudizio,
una sorta di tribunalino del riesame che promuove o boccia gli arresti». Balduzzi, centrista e costituzionalista, si associa. Perfino il silenzio grillino Zaccaria si accoda. Sulle liste ecco, in chiaro, il procuratore di Torino Armando Spataro, che ha lavorato a Lodi e conosce le giovani colleghe. Ringrazia Area e parla di «elevatissima professionalità» delle pm e del gip di Lodi. Fanfani, a questo punto, fa marcia indietro. Niente richiesta di una pratica, la sottolineatura – ufficialmente non richiesta che la sua iniziativa è personale nel dire «sono sempre stato un uomo libero e ho sempre pagato in prima persona questa mia libertà».
Ancora, nel ricordare «le battaglie contro le leggi che offendevano la magistratura». Quelle di Berlusconi ovviamente. Ma questo non basta a tranquillizzare i magistrati, preoccupati che il Csm possa diventare, come dice una toga, «il tribunale speciale di Renzi contro i pm e i giudici». Non c`è mai stata una luna di miele col premier, ma la giornata dello scontro su Fanfani rischia di restare alla storia del Csm come quella del tentato assalto bloccato. LIANA MILELLA