IL SOLE 24 ORE
Le tensioni toghe-politica. Il capo dello Stato in campo per favorire una mediazione – Il vicepresidente vedrà i capigruppo Csm, poi Davigo e Orlando
Giustizia, Legnini a consulto da Mattarella
ROMA. Una tappa sulla via del dialogo tra toghe e politica. Nell’incontro di ieri al Quirinale tra il capo dello Stato Sergio Mattarella e il suo vice al Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, si è parlato dell’ultimo plenum, ma soprattutto si è registrata la piena intesa sulla linea da tenere in questi giorni di fuoco per i rapporti tra giustizia e politica. Oltre all’intesa sulla necessità di toni pacati e della «positiva collaborazione» tra magistrati e istituzioni, e tra Csm e classe politica, tema condiviso è stata la necessità di non alimentare ulteriormente lo scontro innescato dalle polemiche per l’intervista al “Foglio” del consigliere Csm in quota Md Piergiorgio Morosini. Smentita a più riprese dall’interessato ma giudicata da molti una “dichiarazione di guerra” al premier e un invito ai magistrati a dar vita a una crociata per il no al referendum costituzionale di ottobre.
Un lavoro di ricucitura e di moral suasion, quello messo in campo dal Colle, che proseguirà anche nei prossimi giorni. Per avere conferma degli sforzi in campo per riportare il sereno nei rapporti tra politica e toghe basta scorrere l’agenda dell’associazione magistrati, che sabato scorso ha già preso nettamente le distanze dalle esternazioni di Morosini. Forte del colloquio con il Presidente, questa mattina Legnini riceverà Piercamillo Davigo e la nuova giunta Anm, che nel pomeriggio incontreranno anche il Guardasigilli. Tutti incontri di prammatica e richiesti con ampio anticipo, fa sapere l’associazione, che conferma anche il prossimo incontro con il presidente del Senato Grasso (12 maggio) e a seguire il capo dello Stato (30 maggio). Ma è un fatto che questo tour de force di contatti agevola la strategia del Colle di favorire il più possibile la riapertura del dialogo. Che è una priorità, vista l’agenda del Senato impegnato su riforma del Processo penale e norme su intercettazioni e prescrizione. Ma l’emergenza, al momento, riguarda la voglia di fare politica “attiva”, per quanto nell’ambito dei comitati referendari contrari alla riforma Boschi, che emerge dalle parole attribuite al togato Morosini.
Contro la “tentazione” di un impegno politico in prima fila dei magistrati sul fronte referendario la rotta indicata da Mattarella, che del Csm è il presidente, si conferma quella tracciata alla Scuola della magistratura a fine aprile, con il richiamo alla giustizia veloce (tema caro al premier), fondamentale al pari della lotta alla corruzione e al crimine. Per centrare questi «comuni obiettivi», ammoniva Mattarella, occorre perseguire «forme di collaborazione istituzionale», mentre il conflitto tra le istituzioni «genera sfiducia».
Ma davanti al “caso Morosini” e alla prospettiva di una lunga campagna referendaria con molti magistrati in campo per il “no”, l’auspicio del Colle potrebbe aver bisogno di qualche paletto concreto. Da qui l’annuncio di Legnini, domenica su Sky24, di un imminente “Codice deontologico” per gli inquilini di Palazzo dei marescialli, perché «il giudice deve sapere coniugare il diritto di esprimere le sue opinioni con la necessità di assicurare la sua terzietà».
Non potendo agire direttamente sulle toghe (per i quali la legge sugli illeciti disciplinari dei magistrati già impedisce la partecipazione attiva alle campagne politiche: per loro c’è «un divieto», ha spiegato Legnini), la strada, potrebbe essere quella di “aggiornare” le delibere adottate in passato dal Csm sul necessario “riserbo istituzionale” dei componenti. Con, in pratica, un esplicito divieto a “fare politica” sia per i membri laici che togati. Il “Codice” sollecitato da Legnini, discusso nei suoi vari aspetti nel corso del colloquio al Quirinale, sarà oggi al centro di una riunione di valutazione del comitato di presidenza del Csm, potrebbe comunque rimanere in stand by, almeno per un po’. Occorre infatti approfondire la portata dello strumento, e tener conto delle riserve di alcuni giuristi, cui si sarebbe associato anche il presidente del Senato Grasso, che ieri ha dato il suo contributo alla strategia di Mattarella difendendo il diritto delle toghe ad «esprimere la propria opinione, però senza creare tensioni tra politica e magistratura che danneggiano sia l’una che l’altra». Vittorio Nuti