POLITICA E MAGISTRATURA: La, strategia del premier nel rapporto con le toghe. “Basta umiliare la politica” (La Repubblica)

LA REPUBBLICA
Il retroscena, Al capo del governo non è soprattutto piaciuto
l`intervento dei magistrati nelle procedure legislative
La, strategia del premier nel rapporto con le toghe
“Basta umiliare la politica”
ROMA. Le dimissioni, «opportune e giuste», di Federica Guidi. L`audizione del ministro Boschi con i pm di Potenza, «un`invasione di campo assurda, nel cuore dell`azione legislativa del Parlamento». Anche dopo aver attaccato in streaming la Procura lucana e dopo la precisazione nella replica finale, Matteo Renzi non ha smaltito la rabbia per l`azione della magistratura arrivata dentro Palazzo Chigi proprio nelle stesse ore in cui sì svolgeva la direzione del Pd.
Troppe “coincidenze” sospette, anche legate al referendum sulle trivelle del 17. Spiega ai collaboratori il significato di quelle frasi sulle inchieste mai arrivate a sentenza, il premier: «Ci hanno screditato, hanno sputtanato
la politica, mi sembra ovvio sfidarli a mostrarci i risultati. Vediamo cosa portano a casa. Se tutto questo ha un senso tocca a loro dimostrarlo».
Dice Renzi che il problema non è interrogare la Boschi, ovvero non è avvicinarsi così tanto, con un`inchiesta, alla cerchia dei suoi fedelissimi, all`architrave del governo. Il problema è «tirare in ballo il ministro
dei Rapporti con il Parlamento, comunque si chiami. Oltretutto, per la firma a un maxiemendamento che rispecchia la strategia del governo sulla politica
energetica, che conferma una scelta di fondo fatta alla luce del sole». Secondo il premier, questa diventa «una partita che i giudici giocano in un campo
improprio». Così i poteri dello Stato si confondono, finiscono di essere separati e autonomi come vuole la Costituzione. È un modo per mettere le mani avanti, come sospetta qualcuno? Il Pd si aspetta altre “sorprese”
dall`inchiesta su Tempa Rossa? I renziani giurano che non è così, che non è quello il motivo per cuí “Matteo” è passato all`attacco. Che poi attacco
non è, «semmai nel mirino c`è solo la Procura di Potenza, certo non la magistratura», dicono per minimizzare. Ma il segnale di un primato della politica sulle indagini, il premier-segretario, lo ha mandato anche durante la direzione quando rivolto ad Andrea Orlando gli ha sollecitato il completamento delle riforme nel campo della giustizia. La revisione del procedimento penale, in parole povere il processo breve, ha già superato l`esame della Camera e adesso è fermo in Senato. Bisogna accelerare, portare a termine il lavoro. È la chiave perchè diventi píù veloce collegare la fase dello “screditamento” all`accertamento della verità con una sentenza. Come è avvenuto per Salvatore Margiotta scagionato dopo un`inchiesta e citato da Renzì non casualmente. Margiotta è infatti un parlamentare della Basilicata.
Sul garantismo, su una svolta non più giustizialista del Partito democratico, Renzi sa di poter contare anche sulla sinistra interna o almeno su un parte
consistente di essa. A cominciare da Roberto Speranza, per esempio, che pure lo attacca sul referendum e lo giudica «in sufficiente» come segretario.
Speranza è un ipergarantista, lo è stato anche sulla vicenda di Vincenzo De Luca quando tutti i dissidenti erano all`attacco. Per finire ai bersaniani in generale, stimolati dal richiamo fatto da Renzi al caso di Vasco Errani,
assolto dopo un lungo processo, e uomo forte di quell`area.
Con una base garantista nel Pd, la politica può recuperare il suo ruolo, la sinistra in primis, senza essere accusata ogni volta di fare come Berlusconi.
«Possibile che non si possa dire una parola sulla giustizia perchè
c`è stato lui? No, non è possibile. Quei vent`anni sono finiti – ragiona Renzi coni suoi collaboratori-. Talmente finiti che Berlusconi conta pochissimo ormai nel dibattito pubblico. Dobbiamo liberarci da questo tabù».
I politici dunque possono parlare della magistratura. Il Parlamento può fare leggi sulla giustizia nel rispetto del potere giudiziario. «Basta farsi umiliare.
Anche il richiamo a Berlusconi ogni volta che qualcuno apre bocca, non funziona più. E vecchio, superato», è il pensiero di Renzi. Brucia l`audizione del ministro Boschi, bruciano le accuse di favori alle lobby, ma il premier
ripete che «l`operazione non era nascosta». Ha ricostruito con i capigruppo di Camera e Senato la genesi di quel singolo emendamento. Gli hanno spiegato che era stato discusso, che se è comparso nella notte è solo
parche questo succede durante le fasi frenetiche dell`approvazione della Stabilità. Ma i gruppi del Pd ne avevano parlato, in commissione e al loro interno. Insomma, i magistrati sono entrati nel merito di una decisione
politica e di una funzione legislativa, questo è il fastidio di Palazzo Chigi. E Renzi non farà passi indietro. Ne riparlerà già oggi in un dialogo diretto con le persone attraverso Facebook Mentions, una nuova app, usata finora soprattutto da cantanti e altre star. GOFFREDO DE MARCHIS

Foto del profilo di Andrea Gentile

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