IL CORRIERE DELLA SERA
Il retroscena
Quegli opposti fronti nel governo delle toghe che soltanto in extremis siglano la tregua
ROMA. A fine mattinata lo scontro frontale appariva ineluttabile, e al tempo stesso clamoroso: una spaccatura netta, e difficilmente ricucibile, non solo all`interno del Consiglio superiore della magistratura, ma dentro la sinistra dell`organo di autogoverno: da un lato quella «laica» rappresentata
da Giuseppe Fanfani, ex parlamentare ed ex sindaco del Partito democratico; dall`altro quella «giudiziaria» composta dai sette togati riuniti nel cartello di Area.
La decisione del primo di far conoscere pubblicamente – attraverso un comunicato diffuso alle agenzie di stampa – l`intenzione di valutare la
possibilità di un intervento del Csm sui magistrati che a Lodi hanno chiesto e ottenuto l`arresto del sindaco ha fatto scattare la reazione compatta dei
consiglieri di Area: iniziativa «incomprensibile e istituzionalmente inaccettabile». Un muro contro muro dalle conseguenze imprevedibili, rimosso per il momento solo dalla comune volontà di non trascinare l`organismo presieduto dal capo dello Stato in una polemica politica che certamente non ne avrebbe aumentato il prestigio. Anzi. Ma le riserve e le accuse sono rimaste nell`aria, e sostanza delle posizioni non cambia.
«La definizione di “arresto ingiustificato e comunque eccessivo” da parte del consigliere Fanfani, senza peraltro conoscere i contenuti della indagine
e sulla base delle notizie di stampa, appare un`indebita interferenza sull`autonomia e la serenità dei magistrati, e rischia di delegittimare il loro
impegno nella trattazione di un procedimento delicato per la natura delle incolpazioni e la qualità dei soggetti coinvolti», hanno scritto i togati di Area nella loro risposta. Che aveva come bersaglio Fanfani, ma con il retropensiero e la consapevolezza di avere additato l`uomo considerato l`espressione di Renzi e del governo all`interno del Csm. A torto o a ragione poco importa, in questo caso: quel che conta è che, nelle intenzioni dei consiglieri, ci fosse una replica indirizzata non solo al collega «laico», ma anche a Palazzo Chigi.
Un`antifona chiara a tutti, dentro il Consiglio. Anche per questo il vicepresidente Giovanni Legnini (pure lui parlamentare del Pd prima di approdare al Csm) s`è subito adoperato per abbassare i toni. A chi gli ha chiesto che intenzioni avesse, ha spiegato che l`eventuale richiesta di Fanfani
sarebbe stata «irricevibile», configurandosi come un indebito intervento nell`attività giurisdizionale che invece deve proseguire su altre strade,
tutte interne al procedimento penale: dal tribunale del riesame in avanti. Del resto lo stesso Fanfani aveva solo avanzato un`ipotesi, niente di più. Che
in serata ha annunciato di voler accantonare, «a meno che non emergano altri fatti». Un modo per ribadire che comunque quell`arresto non gli è piaciuto,
e che continuerà a sorvegliare le mosse dei magistrati di Lodi. Senza alimentare ulteriori contrasti, ma senza rinunciare al diritto di critica.
Che un altro consigliere laico, l`ex senatrice di Forza Italia Elisabetta Alberti Casellati, gli riconosce dal centrodestra: «Fermo restando che il Csm
non può entrare nel merito dei provvedimenti giudiziari, c`è la libertà di opinione, e non credo che Fanfani abbia compromesso l`autonomia e l`indipendenza della magistratura».
Ma il problema – sottolinea Antonello Ardituro, uno dei rappresentanti di Area che ha sottoscritto la replica – è «evitare di coinvolgere il Consiglio
in uno scontro che non ci deve riguardare. Anche solo ipotizzare l`apertura di una pratica su un ordine d`arresto provoca un danno istituzionale che poi diventa difficile riparare».
Alla fine l`atmosfera ovattata di Palazzo dei Marescialli, sede del Csm, riesce ad assorbire il conflitto, attraverso un dibattito in plenum in cui il presidente
della Cassazione Giovanni Canzio richiama «lo specifico dovere di riservatezza e discrezione nei rapporti con i media». Grande stima per Fanfani da parte di tutti, e Legnini conclude: «Ha legittimamente esercitato il diritto di critica e ha avuto modo di precisare che non ha mai chiesto
né intende chiedere un intervento del Csm. Il rigoroso esercizio delle funzioni che la Costituzione assegna a ciascuno vale per tutti, e ovviamente anche per il Consiglio». Giovanni Bianconi