IL TEMPO
Renzi-Anm, la vera guerra è sulle ferie
Da settimane la tensione è altissima fra il premier e i magistrati Ma ciò che le toghe davvero non sopportano è il taglio delle vacanze
Non solo manette, riforme della giustizia, prescrizione e intercettazioni, ma riforma costituzionale, equilibri tra istituzioni e, soprattutto, le ferie delle toghe. C’è un fuoco che cova sotto la cenere all’ultimo piano del «Palazzaccio», sede dell’associazione nazionale magistrati (Anm) e gli incontri-scontri tra politica e giustizia delle ultime ore ne sono soltanto un assaggio. Ma vediamo con ordine cos’è accaduto negli ultimi giorni. Si parte con il fuoco alle polveri dato dal neo presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo: «I politici rubano più di prima ma adesso non si vergognano». Una dichiarazione che ha provocato la reazione del presidente del consiglio, Matteo Renzi, che ha risposto per le rime: «Chi attacca i politici faccia nomi e cognomi». È noto che il leader del Pd era furioso per le parole di Davigo, ma in pochi sanno che la rabbia del capo del governo si è presto orientata verso altri e in particolare nei confronti del ministro della giustizia, Andrea Orlando, che nelle ore di massima tensione tra il sindacato delle toghe e palazzo Chigi, ha ben pensato – lui, con fama di garantista – di allungare la mano nei confronti proprio di Davigo. E così si riflette negli ambienti renziani: «È come se Davigo avesse dato la benedizione alle inchieste e agli arresti ordinati dalle procure e come se fossimo tornati indietro 6-7 anni, quando Berlusconi voleva riformare la giustizia ma aveva uomini come l’avvocato Bongiorno e Fini che facevano sponda all’Anm». Nel frattempo, in gran fretta si riunisce la giunta dell’Anm. Le varie correnti – non solo i moderati di Magistratura indipendente e Unicost, ma anche i progressisti di Area – sono furiose con Davigo: «È il più votato ma rappresenta il gruppo più piccolo in seno all’associazione. Come fa a dichiarare guerra senza consultarci?». La riunione della giunta Anm è tesa. In diversi prendono parola stigmatizzando quanto avvenuto. Tra questi, il segretario Francesco Minisci (Unicost), il vice segretario Corrado Cartoni (Magistratura indipendente), ma soprattutto il vice presidente Luca Poniz (Magistratura democratica). Risultato: Minisci dovrà marcare stretto Davigo, evitando intemperanze e prese di posizione non concordate. Tutto finito? Manco per niente. C’è una fase due. Quella in cui i magistrati, gli stessi che hanno stigmatizzato Davigo, si complimentano con lui per aver ribaltato, in una sola settimana di dichiarazioni, la percezione della magistratura nei confronti dell’opinione pubblica. Qualcuno osserva: «Dopo le parole di Davigo, il Pd ha perso nei sondaggi l1%». E allora, se i magistrati sono più rispettati, tutto è possibile. Davigo può vantare di avere finalmente un interlocutore al governo – e che interlocutore – nella persona del ministro della giustizia, Andrea Orlando. Da qui i passi successivi. Il 10 maggio i magistrati si preparano a incontrare il Guardasigilli e c’è chi giura che l’incontro andrà bene, per le toghe. E all’incontro l’Anm andrà con le idee chiare. L’altro ieri, 4 maggio, si è riunita. Dal verbale si evince cosa gli stia più a cuore, legalità a parte. Prima si parla delle dichiarazioni del componente laico del Csm in quota Pd, Giuseppe Fanfani, colpevole di aver criticato l’arresto dell’ex sindaco di Lodi, Uggetti. Poi si parla della corruzione europea. Infine si consegna agli atti un lungo documento, da trasmettere agli uffici giudiziari, affinché «sia assicurato il principio, sancito a livello costituzionale e ribadito dalle circolari del Csm, della effettività delle ferie e del diritto al pieno recupero delle energie psico-fisiche». C’è da giurarsi, si parlerà anche di questo nell’incontro col ministro Orlando. Perché tra le cose che i magistrati non hanno digerito del presidente del consiglio, c’è questa loro rappresentazione in panciolle nei mesi estivi e questa voglia matta della politica di tagliare loro qualche privilegio, grande o piccolo. Franco Foresti