LA STAMPA
Renzi si chiude nel silenzio
Dopo lo scontro con i pm studia norme per processi più rapidi
La promessa ai suoi: entro tre mesi cambierò la prescrizione
ROMA. Molto, molto irritato. Così raccontano di aver visto Matteo
Renzi non appena il presidente del Consiglio ha appreso l`accusa poco gratificante precipitata sul presidente del Pd campano. Se c`è una cosa che fa imbestialire Matteo Renzi sono i tiri «imparabili», quelli che piovono sulla «porta» di palazzo Chigi per la leggerezza degli altri. Lui, così attento all`immagine e all`effetto che fa, lui il più loquace capo di governo della storia
della Repubblica, stavolta ha tirato giù la saracinesca. Non ha scritto un tweet, non ha fatto una intervista, non ha cliccato nessun «Matteo risponde».
E da palazzo Chigi ci tengono a non accreditare versioni ufficiose, virgolettati
più o meno apocrifi: silenzio totale. Riserbo assoluto, si sarebbe detto negli anni Cinquanta. L`irritazione è altissima perché lo «scandalo» campano non poteva capitare nel momento peggiore: nel pieno di una querelle con la magistratura e soprattutto ad appena 40 giorni da elezioni amministrative molto complicate.
A leader silente, lo staff di palazzo Chigi ha alacremente operato per «confezionare» il messaggio che riassumesse la posizione di Renzi e del Pd. Le dichiarazioni del vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini e dei parlamentari campani sono state coordinate e ispirate e restituiscono pensieri e parole (a porte chiuse) di Matteo Renzi. Scavando all`osso, dice Guerini: «Totale e incondizionata fiducia nel lavoro della magistratura». Pensieri e parole di Matteo Renzi trasmessi ai suoi sono questi: la magistratura faccia il suo corso
senza sconti per nessuno, immediata autosospensione dal Pd di Graziano, giudizio durissimo su una parte del Pd campano, nessuna indulgenza nei confronti del parlamentare indagato.
Ma per provare a ribaltare il danno di immagine di un presidente regionale del Pd indagato con un capo di accusa così infamante, Renzi è intenzionato
a dimostrare che il suo governo è all`attacco sul fronte della lotta alla criminalità. Ecco perché in queste ore Renzi ha detto di voler imprimere «una svolta» alla legge sulle prescrizioni che langue in Senato per effetto di un contrasto con Ncd. Renzi vuole la svolta, vuole una legge «entro tre mesi», vuole dimostrare che il governo «non è subalterno ai magistrati» ma al tempo stesso «sta migliorando tutta la legislazione contro il malaffare». Trovare una quadra, finora non è stato semplice, i senatori di frontiera che finora hanno garantito la vita del governo al Senato, per ora hanno nicchiato, ma Renzi vuole chiudere con meccanismi processuali che rendano più rapido il processo modificando il meccanismo della prescrizione, andando anche ad incidere su quegli uffici che, a parità di leggi e di risorse, offrono performance diverse.
Perché, Renzi lo sa, la battaglia dei prossimi giorni sarà tutta di immagine. Ecco perché ha provato ad allontanare opacità quantomeno da palazzo
Chigi, facendo trapelare che «sull`incarico ricoperto da Stefano Graziano a Palazzo Chigi, fonti dell`esecutivo sottolineano come il governo Renzi non
abbia rinnovato alcun ruolo all`ex deputato perchè tale impegno, assunto sotto il governo Letta, aveva una durata di un solo anno, dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2014, termine in cui l`incarico è cessato senza essere confermato».
A caldo qualcuno ha obiettato che lo scaricabarile sul governo Letta poteva apparire una caduta di stile, ma l`allusione all`incarico governativo era
stato fatto dai Cinque Stelle e da palazzo Chigi fanno sapere che si trattava di una risposta dovuta. Terreno sempre impervio, quello degli incarichi
non retribuiti: Graziano (prima con Cuperlo e poi passato con Renzi), non aveva lavorato nello staff di Letta o a palazzo Chigi ma per uno dei Dipartimenti della Presidenza e per almeno dieci mesi ha lavorato per l`attuale governo. FABIO MARTINI