LA REPUBBLICA
Toghe anti-Renzi, esplode il caso Csm
Orlando chiede chiarimenti sugli attacchi del consigliere Morosini: “Così è un baraccone”. Il gip: “Io travisato”
Legnini sente il Colle: “I magistrati rispettino gli altri poteri dello Stato”. Davigo: “Ma hanno diritto di esprimersi”
ROMA. «Democrazia autoritaria». «Nel Pd c`è un`enorme questione
morale». «Il principale partito di governo è investito dalle inchieste».
«Al referendum di ottobre bisogna votare no». «Il Csm? Qui è tutto politica». Le nomine? «Sponsorizzate da politici, liberi professionisti, imprenditori».
Lotti e Boschi? Impossibile paragonarli ad Amato e Barbera. Gratteri e Cantone? «Uomini Mondadori». Cantone? «È l`anti-Renzi perfetto».
Sotto il titolo «Perché Renzi va fermato» il Foglio di ieri pubblica le dichiarazioni shock di Piergiorgio Morosini, consigliere togato del Csm della sinistra di Area, ex segretario di Md, ex gip a Palermo dove ha deciso la sorte del processo sulla trattativa Stato-mafia.
Lui, già alle 9, legge il testo e smentisce tutto. Ha incontrato la giornalista, ci ha parlato, ma «il colloquio informale è stato travisato, mi sono state attribuite parole che non ho detto». Morosini si definisce «ferito», ripete
di non aver mai affermato che «Renzi va fermato». Ore dopo il direttore del Foglio Claudio Cerasa, pur confermando il contenuto della pagina, ammette che il titolo non corrisponde a una frase presente nel testo.
Il caso esplode lo stesso, dentro e fuori il Csm. Dirà il responsabile Giustizia del Pd David Ermin: «E io dovrei farmi giudicare da uno così?». Walter Verini lo liquida come un «militante propagandista». Si preoccupa il presidente
del Csm Sergio Mattarella che ne parla più volte con il suo vice Giovanni Legnini, il quale liquida Morosini – «Attacchi inaccettabili, i magistrati rispettino gli altri poteri» – come aveva fatto con Giuseppe Fanfani per le parole sulle toghe di Lodi. Si irrita il Guardasigilli Andrea Orlando, che chiede a Legnini un formale colloquio, e ai suoi dice: «Morosini era il relatore della commissione
Riforma. Perché ora dà giudizi diversi sulla responsabilità civile e sulle ferie?». Ancora: «Dalle sue parole il Csm appare come un baraccone pieno di anomalie e scorrettezze. Se è così voglio saperlo». Irritazione per i passaggi sul suo capo di gabinetto Gianni Meno, candidato alla procura di Milano: «Se uno che lavora con me si contamina, allora si dica che le toghe non devono venire più in via Arenula». Il referendum sulle riforme: «Cosa pensa Md si sa, ma è opportuno che un consigliere del Csm faccia propaganda?». Morosini continua a negare le dichiarazioni. Gli crede il presidente dell`Anm Pier Camillo Davigo («Ha smentito fino a prova contraria») che mette paletti sulla libertà dei giudici di parlare. Dice a Radio Capital: «L`articolo 21 della Costituzione si applica anche a noi, se un collega ha un`opinione è liberissimo di esprimerla».
Ma al Csm il confronto è durissimo. Per Legnini chi sta lì non fa propaganda per i referendum. Duro il presidente della Cassazione Gianni Canzio: «È caduto nel vuoto il mio appello a osservare i doveri di riservatezza, discrezione, sobrietà, moderazione nei rapporti con la stampa». (l.mi.)