MAGISTRATURA: Toghe moderate in trincea anti-falchi. E si prepara la stretta sul referendum (Il Messaggero)

IL MESSAGGERO

Toghe moderate in trincea anti-falchi
E si prepara la stretta sul referendum

IL RETROSCENA
ROMA. II vicepresidente del Csm Giovanni Legnini ha posto il tema come «personale» e solo in relazione ai membri togati che siedono a Palazzo dei Marescialli. Ma l`ipotesi è che la linea venga formalizzata con un voto del plenum e c`è persino chi non esclude che la posizione possa essere allargata, almeno come indicazione, anche al resto delle toghe: è sbagliato, dice Legnini, partecipare attivamente alla campagna per il referendum costituzionale. «Non è opportuno che un consigliere del Csm partecipi a una campagna politica, come quella referendaria», dice nel corso del plenum. E a chi glielo
chiede aggiunge: «Io mi sono dovuto dimettere dal governo, dal parlamento, dal partito e dall`avvocatura per garantire l`imparzialità e il dovuto distacco in modo da tutelare la magistratura».
Ieri i suoi contatti con il presidente Sergio Mattarella sono stati particolarmente frequenti ed entrambi condividevano il nervosismo nei confronti di Piergiorgio Morosini e delle sue dichiarazioni a tutto campo sul governo ma in particolare sul referendum. Se c`è ancora nell`aria l`ipotesi che il consigliere sia sottoposto a procedimento disciplinare, è già chiaro che la vicenda avrà una ricaduta diretta sulla campagna referendaria.
LE DIVISIONI
Basta dare un`occhiata alle diverse posizioni interne all`Anm- per capire quanto sia concreto il rischio di divisioni. C`è chi come l`ex presidente e oggi togato del Csm Luca Palamara (Unicost) dice che effettivamente partecipare attivamente alla campagna si addice poco alla funzione del giudice: «Quello
che è accaduto ieri evidenzia il rischio di una strumentalizzazione politica. Ritengo che sia inopportuno per i consiglieri partecipare attivamente alla campagna per il no e personalmente credo che sia inopportuno per tutti i magistrati».
Per Md e Movimenti per la giustizia, le due anime della componente Area, la partita è molto più complessa. Magistratura democratica si è già espressa per
l`adesione al comitato referendario del Na e le diverse sezioni distrettuali
stanno lanciando le proprie iniziative proprio in questi giorni. La linea è quella di fare campagna per il No «evitando le strumentalizzazioni e la politicizzazione», ovvero cercando di non trasformarlo in un referendum
pro o contro Renzi ma solo sul merito della riforma: «Dobbiamo evitare
le strumentalizzazioni – dicevano ieri alcuni tra i rappresentanti più attivi – proprio per questo al di là dello scivolone il comportamento di Morosini può rivelarsi un boomerang».
I Movimenti per la giustizia non si sono ancora schierati ma potrebbero farlo all`assemblea del prossimo 17 maggio. All`epoca del referendum del 2006 furono loro i primi a scendere in campo e, non a caso, oggi Armando Spataro,
procuratore capo di Torino, è membro del comitato promotore del No al referendum. Giusto ieri sera era a Milano per un comizio, ovviamente non politico e tantomeno “partitico”. Difficile che su un tema così legato alla giustizia, l`ala più attiva delle toghe accetti il silenzio.
Il clima si capirà nelle prossime settimane, quando l`obbligo di silenzio
potrebbe essere inserito nel codice deontologico di autoregolamentazione
a cui il Csm lavora da tempo. Cristiana Mangani Sara Menafra

Foto del profilo di Andrea Gentile

andrea-gentile