ITALIA OGGI SETTE
Dati del ministero: istituto in calo del 40%. Ma incide ancora tanto
Argini alla prescrizione
Più organizzazione per accelerare processi
Lun.23 – Su cento procedimenti penali avviati, 9 finiscono prescritti e di questi il 60% nella fase delle indagini preliminari e il 40% nel corso dei tre gradi di giudizio. Prevalentemente concentrata nel novero dei reati contro la p.a. e societari, in dieci anni l’istituto ha subito un calo del 40% ma la prescrizione incide ancora pesantemente sul processo penale nella sua interezza, ce lo dicono i numeri.
Un problema da combattere non solo con le norme ma anche con l’innovazione organizzativa: l’ha ribadito il ministro Andrea Orlando nel corso della presentazione dell’analisi statistica sull’istituto in Italia divulgata il 7 maggio scorso.
CALA LA PRESCRIZIONE
Nel 2004 i reati prescritti erano 213.774, nel 2014 siamo arrivati a 132.296: cala la prescrizione e quindi anche l’incidenza dei prescritti sui definiti di quasi cinque punti dal 14,69 del 2004 al 9,48 del 2014. Le prescrizioni avvengono nel 58% dei casi nella fase preliminare di giudizio a seguito di archiviazioni di procedimenti contro noti e ignoti, nel 19% dei casi in primo grado, nel 18% dei casi in corte d’appello e solo nell’1% dei casi in Cassazione e davanti al gdp.
INCIDENZA
Sebbene la prescrizione si concentri massimamente nella fase predibattimentale, il suo andamento storico dal 2011 al 2014 mostra una crescita dell’incidenza nelle Corti d’appello dal 17 al 23%. Crescita ancora più significativa se si considera che le definizioni in valore assoluto sono cresciute più del 20% nello stesso periodo.
L’incidenza maggiore dell’istituto sulle definizioni in Corte d’appello raggiunge livelli importanti a Venezia con quasi il 50%, c’è poi Napoli al 40% e a scalare Reggio Calabria, Salerno, Torino, Roma e Perugia tutte sopra o sotto il 30%. Nella media nazionale del 20% rientrano a scendere tutte le altre da Ancona, poco al di sopra, a Bari, L’Aquila, Firenze, Messina, Potenza, Catanzaro, Sassari, Milano, Catania, Bologna, Genova, Taranto, Cagliari, Campobasso al 10%, Trieste, Caltanissetta, Lecce e Palermo al 5% fino allo zero di Bolzano e Trento.
DIFFERENZE
«Le norme sono importanti, ma non bastano. È importante individuare dei modelli organizzativi che siano in grado di contrastare questo fenomeno», ha dichiarato il ministro Orlando. E mettendo l’accento proprio sulle differenze di incidenza dell’istituto nel paese, il responsabile del dicastero di Via Arenula ha detto: «A parità di riferimenti normativi, ci sono dei tribunali che hanno tassi di prescrizione molto bassa e ci sono tribunali che hanno tassi molto alti e questa differenza non riguarda né riferimenti geografici Nord-Sud né riferimenti penali alta criminalità-bassa criminalità. Questo significa che in collaborazione con gli uffici giudiziari, il ministero deve fare un lavoro di innovazione organizzativa, così come è avvenuto nel civile». Di territorio in territorio, si registrano infatti grandi differenze nell’incidenza della prescrizione nella fase predibattimentale. In testa alla classifica si passa dal 40% di Torino al 34% di Parma, Brescia e Venezia con 27 e 25 punti percentuali e Nocera Inferiore e Vicenza rispettivamente al 23% e 21%. E altrettante differenze si registrano nell’incidenza dell’istituto tra i diversi tribunali dove la classifica dei primi dieci comincia con il 51% di Tempio Pausania, il 41% di Vallo della Lucania, il 33% di Spoleto, il 24% di Reggio Calabria, il 23% di Civitavecchia e Santa Maria Capua Vetere, il 21% di Reggio Emilia e il 20% di Nocera Inferiore. Marzia Paolucci