IL TEMPO
Intesa nella maggioranza sulla prescrizione Ma è polemica sul «contributo» verdiniano
La commissione Giustizia del Senato ha adottato, con i soli voti della maggioranza, il testo base su prescrizione e riforma del processo penale. A votare sì sono stati Pd, Ncd, Psi. Il senatore di Ala, Ciro Falanga, non ha partecipato al voto. L’unico gruppo di opposizione che ha partecipato al voto è stato M5s che si è astenuto, spiega Maurizio Buccarella, «come segnale politico di dissenso sulla delega in bianco sulle intercettazioni ma di volontà di non affossare il provvedimento».
La quadra sul provvedimento si è trovata dopo il vertice di maggioranza tenutosi in mattinata nel ministero della Giustizia a via Arenula. Un vertice segnato dalla polemica per il «giallo» sulla presenza dello stesso Ciro Falanga di Ala, partito non ufficialmente in maggioranza. Dopo alcune timide smentite e «no comment», è stato il senatore verdiniano a confermare la sua presenza a via Arenula: «Sono andato alla riunione dopo che avevano già discusso con il Guardasigilli della riforma sulla prescrizione per essere informato sull’esito dell’incontro di maggioranza. Hanno voluto anche una mia riflessione, un mio contributo come rappresentante di Ala». «Bisogna vedere perchè in un primo momento avevano negato la mia presenza alla riunione. Ma questa è una cosa da chiedere a loro, non certo a me…» ha concluso il senatore campano.
Il senatore azzurro Francesco Nitto Palma, alle prime domande sul contributo di Falanga, ha nicchiato, rinviando «ai componenti della maggioranza che hanno partecipato alla riunione stamattina al ministero della Giustizia, Ala compresa». All’osservazione dei cronisti secondo cui l’esponente verdiniano Ciro Falanga avrebbe sostanzialmente fatto anticamera, l’ex presidente della seconda commissione di Palazzo Madama ha sgranato gli occhi e ribattuto: «Falanga in anticamera? Non è da lui…».
Il testo base in 41 articoli adottato dalla commissione Giustizia del Senato sulla riforma del processo penale contiene anche le norme sulla prescrizione approvate dalla Camera, oltre alla riforma dell’ordinamento penitenziario e la delega al governo per la riforma delle intercettazioni.
Sul fronte della prescrizione, l’articolo 7 dispone che «sono aumentati della metà» i termini di prescrizione per i reati previsti dagli articoli 318, 319 e 319-ter del Codice penale, ossia corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione in atti giudiziari.
Sul versante delle intercettazioni, vengono individuati principi e criteri direttivi per entro i quali il governo deve esercitare la delega: fra i quali, prevedere disposizioni che «garantiscano la riservatezza delle comunicazioni e delle conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione»; prevedere che «costituisca delitto punibile con la reclusione non superiore a quattro anni la diffusione al solo fine di recare danno alla reputazione o all’immagine altrui, di riprese audiovisive o registrazioni di conversazioni, anche telefoniche, svolte in sua presenza ed effettuate fraudolentemente» ma «la punibilità è esclusa quando tale materiale viene utilizzato nell’ambito di un procedimento amministrativo o giudiziario o per l’esercizio del diritto di cronaca».
Il testo del ddl, in realtà, si presenta complesso in quanto tocca, oltre a intercettazioni e prescrizione, diverse altri aspetti del codice penale e del codice di procedura penale, e presenta una delega per la riforma della procedibilità per alcuni reati (violenza privata, minacce), dell’ordinamento penitenziario, del casellario giudiziale, del processo penale.
L’articolo 17, a proposito del procedimento di archiviazione, dispone che il pm «è tenuto a esercitare l’azione penale o a richiedere l’archiviazione entro il termine di tre mesi dalla scadenza del termine massimo di durata delle indagini o comunque dalla scadenza dei termini» previsto dall’art. 415-bis del codice di procedura penale. Lui. Fra.