IL FATTO QUOTIDIANO
LA RIFORMA. È stata approvata dalla Camera nel marzo del 2015. Poi più nulla: il testo è bloccato in commissione al Senato, dove neanche le nuove poltrone hanno ammorbidito il veto dei centristi
Prescrizione, tutto fermo
Da un anno ostaggio di Ncd
ven.25 – Tutto fermo in commissione Giustizia del Senato. È passato
un anno dall`approvazione alla Camera (era il 24 marzo 2015) ma la riforma
della prescrizione è nelle sabbie mobili della maggioranza politica, ostaggio del veto di Ncd che i democratici non sono riusciti a scalfire neppure
con una girandola di poltrone, compresa quella che ha portato a diventare presidente proprio della commissione Giustizia di Palazzo Madama il falco centrista Nico D`Ascola.
L`UNICA NOVITÀ, in ben 12 mesi, è che la modifica della prescrizione sarà inserita in quella del codice penale e del processo penale. La proposta,
per uscire dal pantano, è stata avanzata dal relatore Felice Casson, ex magistrato che ha sempre sostenuto con forzala necessità di cambiare la norma che falcidia ogni anno decine di migliaia di processi, sostenuto
dal capogruppo in commissione Giuseppe Lumia. D`accordo anche il governo.
La riforma del codice e del processo penale, approvata a Montecitorio a settembre 2015, entrerà nel vivo dopo Pasqua. Sedute incandescenti
assicurate: tra modifiche alle intercettazioni con tanta voglia di bavaglio, prescrizione, aumento di pena per il voto di scambio, regole nuove per le
impugnazioni e i ricorsi in Cassazione. Si discuterà anche dell`aumento di pena per i reati legati alla sicurezza, come furti in casa e rapina, e la
delicata riforma dell`ordinamento penitenziario. Con quale testo sulla prescrizione si arriverà al voto è il buio assoluto. Sembra irreale l`annuncio, il 30 giugno 2014, del premier Matteo Renzi che in una roboante conferenza
stampa, al punto 9 della riforma della Giustizia elencava la nuova prescrizione. Ma da allora ha pesato di più Ncd e sono stati accolti i voti di Ala, capitanata da Denis Verdini.
Sulla prescrizione è stato un continuo muro di gomma contro il quale ha sbattuto il responsabile Giustizia dei democratici David Ermini e pure il ministro Andrea Orlando che, spazientito, il 9 marzo scorso ha dichiarato: “I processi di riforma avrebbero bisogno di coalizioni politiche che le sostengono… la riforma della prescrizione è inchiodata da un anno e mezzo, e non è un caso”.
E pensare che la riforma approvata alla Camera non solo, come è ovvio, non è retroattiva, quindi non penalizzerebbe politici indagati o sotto processo attualmente, ma è pure “soft” rispetto alle normative di diversi paesi europei che la bloccano dopo il rinvio a giudizio. Prevede, infatti, che si congeli dopo una condanna di primo grado, ma a patto che l`appello si concluda entro due anni e che la pronuncia della Cassazione sia emessa entro un anno dal secondo grado.
Ma per i centristi è un testo che non va bene soprattutto perché prevede tempi più lunghi di prescrizione per i reati legati alla corruzione. E poiché secondo la legge approvata a maggio scorso c`è stato un aumento delle pene
per quei reati, il combinato delle due norme fa arrivare la prescrizione per i reati di corruzione a 21 anni e 9 mesi, compresi i tre di pause giudiziarie.
Attualmente, invece, sono 12 anni e mezzo.
NEMMENO presa in considerazione, almeno finora, la proposta sulla prescrizione avanzata dalla commissione guidata da Nicola Gratteri, istituita
dal Consiglio dei ministri nel maggio 2014 su “proposte normative in tema di
contrasto alla criminalità organizzata” e per una ragionevole durata del processo. Chiede che la prescrizione si blocchi definitivamente con la sentenza di primo grado, ma si prevede per l`imputato condannato un “rimedio compensativo non pecuniario” in caso di “irragionevole durata” di un processo. Cioè ha diritto a uno sconto di pena che deve stabilire il giudice. ANTONELLA MASCALI