PREVIDENZA: Bilancio tecnici con vista a 30 anni (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

 

 

Il chiarimento. Il ministero del Lavoro precisa che la verifica a 50 anni imposta dalla riforma Fornero ha avuto carattere straordinario

Bilanci tecnici con vista a 30 anni

 

 

 

Lun.27 – Per le Casse di previdenza dei professionisti il prossimo bilancio tecnico andrà fatto secondo le “vecchie” regole e quindi con una proiezione temporale di 30 anni. A chiarirlo è il ministero del Lavoro, con una risposta fornita al Sole 24 Ore del Lunedì.

Su questo punto, infatti, non c’era un indirizzo uniforme tra le Casse: alcune ritenevano di dover garantire la stabilità della gestione previdenziale a 50 anni (la maggior parte) e altre, invece, a 30 anni. Il risultato può cambiare, infatti, soprattutto per le casse più in difficoltà per l’aumento della spesa previ–denziale o per la diminuzione costante di nuovi contribuenti.
L’incertezza, in vista dell’esame 2015, nasceva dalle norme degli anni scorsi e dalla loro interpretazione.

L’obbligo di redigere «almeno ogni tre anni» un bilancio tecnico previsionale per verificare la tenuta di lungo periodo monitorando il saldo previdenziale (entrate contributive meno uscite per prestazioni) e il saldo corrente (entrate totali meno uscite totali), è sancito dalla norma che ha privatizzato gli enti di previdenza dei professionisti, il Dlgs 509/1994. L’anno successivo la riforma Dini (legge 335/1995) impone alle Casse di garantire la propria sostenibilità per 15 anni. La Finanziaria 2007 (legge 296/2006) raddoppia a 30 anni l’orizzonte temporale richiesto per l’equilibrio e il decreto interministeriale del 29 novembre 2007, nel delineare i criteri per redigere i bilanci tecnici, precisava che sarebbe stato opportuno, comunque, sviluppare proiezioni su un arco di 50 anni.

Nel 2011 l’allora ministro del Lavoro Fornero impose (all’interno della riforma generale del sistema pensionistico) criteri più rigidi, ponendo la verifica obbligatoriamente su 50 anni, e consentendo alle Casse di usare solo l’1% del rendimento del patrimonio.

Per superare l’esame, diversi enti previdenziali hanno avviato un piano di riforma, innalzando l’età pensionabile, aumentando i contributi e in alcuni casi modificando il criterio di calcolo degli assegni.

Oggi, trascorsi tre anni, le Casse professionali dovranno redigere il prossimo bilancio previsionale usando i parametri su occupazione, Pil e tasso di inflazione che la direzione generale politiche previdenziali e assicurative del Ministero ha comunicato il 23 luglio.

Lo stesso ministero del Lavoro ha anche chiarito, nella risposta al Sole 24 Ore del Lunedì, che le disposizioni della legge Fornero (articolo 24, comma 24 del Dl 201/2011) erano ispirate a «criteri di prudenzialità estrema» e «non hanno sostanzialmente modificato il previgente panorama normativo».
In pratica, lo stress test del 2012 è da considerare un evento straordinario e quindi «la redazione dei bilanci tecnici ordinari e la loro conseguente valutazione da parte dei ministeri vigilanti – si legge – dovrà continuare a conformarsi al Dm 29 novembre 2007».

Alcune Casse, però, fanno proiezioni a 50 anni a prescindere dall’obbligo di legge, anche per misurare gli effetti sul lungo periodo di eventi particolari. È il caso, ad esempio, della Cassa forense, dopo l’approdo di 50mila nuovi iscritti nel 2014 (anno in cui è scattato l’obbligo di iscrizione alla Cassa anche per chi dichiarava un reddito sotto 10mila euro). C’è poi la Cassa dei commercialisti che, nello statuto, prevede di predisporre un bilancio tecnico a 50 anni, ogni biennio.
Per la Cassa dei ragionieri, poi, data la difficoltà di superare l’esame «Fornero», è stato introdotto l’obbligo di redigere un bilancio tecnico annuale, fino al 2017.

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