IL SOLE 24 ORE
Previdenza. Tra gli investimenti degli enti privati la componente di titoli di capitale «Italia» è aumentata del 6% ed è pari al 28,8%
Casse, crescono le risorse nel sistema-Paese
Il vice ministro dell’Economia Enrico Zanetti promuove la strategia di investimento delle Casse di previdenza dei professionisti, che rivolge un’attenzione crescente all’economia reale del paese, e ricorda che il Ddl di Bilancio prevede un meccanismo per incentivare maggiormente gli investimenti nel sistema-Italia. Ieri a Roma, alla presentazione del Rapporto 2016 sugli investimenti degli enti di previdenza privati, elaborato dal centro studi dell’Adepp, l’associazione degli enti previdenziali, Zanetti ha definito «confortanti» i risultati emersi perché «vanno nella direzione auspicata dall’esecutivo».
Da tempo il ruolo che le Casse potrebbero giocare come investitori istituzionali è al centro del dibattito anche politico. Un tema di cui si parla da anni ma che fatica a concretizzarsi in un disegno organico e condiviso. La volontà però c’è e i numeri del Rapporto lo dimostrano: tra il 2014 e il 2015 gli investimenti delle Casse nel sistema-paese sono cresciuti del 6,1%, infatti la componente di titoli di capitale investita sul territorio è passata dal 22,7 al 28,8%, per un valore intorno ai 3 miliardi.
Oltre che nel settore finanziario, i titoli di capitale italiani acquistati dagli enti Adepp sono ripartiti principalmente tra le utility (18%), il settore dell’energia (12,8%), quello sanitario (5,9%) e industriale (5,7%). «In generale – racconta il presidente Adepp Alberto Oliveti – considerando tutti i tipi di investimento, più del 60% delle nostre risorse sono in Italia».
Le Casse di previdenza vantano un patrimonio di circa 73 miliardi di euro, e tecnicamente si possono permettere di fare investimenti di lungo periodo, nell’ottica dei 20 e anche 30 anni e gli investimenti in infrastrutture sarebbero in teoria congeniali. Ma, sottolinea Oliveti: «Noi non vogliamo essere investitori pazienti, perché ogni tre anni abbiamo un bilancio tecnico e i ministeri non sono pazienti se i nostri risultati di rendimento non li soddisfano». Per cui va bene investire nel Paese ma con rendimenti certi, e non troppo lontani nel tempo e margini di rischio contenuti.
C’è poi da ricordare la vexata questio della tassazione delle rendite, ricordata anche da Zanetti, che per le Casse è del 26%, come per qualsiasi speculatore, quando nel resto d’Europa il risparmio previdenziale, proprio per la sua finalità sociale, ha un trattamento privilegiato. Un tentativo di defiscalizzare parte dei rendimenti è stato fatto nell’anno passato attraverso un credito d’imposta, destinato però a essere archiviato; il Ddl di Bilancio prevede infatti la detassazione in caso di investimenti nell’economia reale del Paese. Detassazione che non dovrebbe essere vincolata a determinati settori bensì a specifici strumenti. Obiettivo: sostenere, consolidare e incentivare ulteriormente questi trend. «Sono interventi – spiega Zanetti – che dovrebbero dare una spinta propulsiva a un fenomeno già in atto».
Tra gli altri elementi emersi nel Rapporto c’è il graduale allontanamento dagli investimenti diretti in immobili, spesso attraverso l’apporto verso fondi di investimento alternativi, con l’obiettivo di messa a reddito o di smobilizzo. Più in dettaglio gli Oicr sono pari al 36% degli investimenti (di cui 16% armonizzati e 20% non armonizzati) e la voce “fondi immobiliari” è cresciuta e ora rappresenta il 77% (11,1 miliardi) degli investimenti totali in Oicr non armonizzati. Un’altra tendenza degli ultimi anni è la crescita della gestione indiretta, che è passata dal 14,3% del 2011 al 25,5% del 2015.
I criteri di investimento del capitale delle Casse potrebbero comunque cambiare sensibilmente in base all’«emanando decreto sugli investimenti», un testo a cui il vice ministro Zanetti ha fatto riferimento senza però sbilanciarsi sui tempi. Federica Micardi