ITALIA OGGI
La vicepresidente della Commissione di controllo sull’attività degli enti gestori Titti Di Salvo
Casse, necessario un testo unico
Da raggruppare e armonizzare le norme di primo pilastro
Le leggi che determinarono la privatizzazione delle Casse pensionistiche dei professionisti (i decreti legislativi 509/1994 e 103/1996) «hanno ancora la loro validità e ci sono tutte le ragioni, dopo due decenni, per confermare la bontà di quella scelta». E, al tempo stesso, sarebbe opportuno adesso che, «mediante un’iniziativa normativa di natura parlamentare», tutte le disposizioni riguardanti questo sistema di primo pilastro venissero raggruppate «in un unico testo».
Parola della vicepresidente della Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, Titti Di Salvo (Pd), che in vista della sua partecipazione al convegno promosso dall’Eppi (Ente previdenziale dei periti industriali e periti industriali laureati) a Cremona, venerdì 7 ottobre, affronta, in un’intervista, alcuni capitoli significativi per l’intera galassia della previdenza privata, dagli investimenti (aspettando che arrivi il decreto ministeriale che ne delineerà il raggio d’azione, ritenuto incombente) ai controlli, riflettendo sulla loro utilità. Domanda. Onorevole Di Salvo, come lei sa bene, uno dei nodi non sciolti è quello concernente la natura delle Casse, se sono cioè pubbliche (in considerazione della loro presenza nell’elenco Istat delle p.a.), o private (come stabilirono i provvedimenti che ne permisero la costituzione negli anni ’90). Qual è la sua opinione in merito?
Risposta. La missione delle Casse previdenziali è pubblica, nel senso che l’oggetto della loro esistenza è un bene pubblico, rappresentato dalla pensione dei professionisti che sono iscritti a esse. Il fatto che il sistema organizzativo gestionale sia, invece, di carattere privato non mette in discussione la missione pubblica, ma determina che gli enti debbano essere sottoposti a dei controlli sulla loro attività, compresi gli investimenti, i quali devono rispettare criteri di prudenza e cautela, visto che vengono effettuati con i risparmi previdenziali dei professionisti.
D. È proprio sul tema dei controlli che l’Eppi, per bocca del suo presidente, Valerio Bignami, ha in più occasioni evidenziato come l’ente non abbia alcuna intenzione di sottrarsi alle verifiche, tuttavia, attualmente, gli accertamenti sono «molteplici e sovrapposti» fra loro, senza, però, che ciò ne valorizzi l’efficacia. Che cosa ne pensa?
R. Quello dei controlli in capo, fra gli altri, ai ministeri vigilanti, alla Corte dei conti, alla Covip (la Commissione di vigilanza sui fondi pensione), alla stessa Commissione di cui io sono vicepresidente, se siano, cioè, eccessivi e realmente validi, è un altro terreno di ragionamento, da affrontare sicuramente per tutte le conseguenze che esso produce sulle Casse. Desidero, comunque, sottolineare che l’origine principale del controllo è la tutela di un bene pubblico: ci deve essere una ratio che tenga insieme le verifiche necessarie ed efficaci, in modo che gli iscritti siano garantiti e, contemporaneamente, la corretta funzionalità delle Casse. Ritengo, tuttavia, che vi sia un tema basilare da portare avanti.
D. Quale?
R. La necessità di un riordino delle normative che incidono sugli Enti. C’è, infatti, l’esigenza di poter contare su un testo unico che metta ordine fra le diverse disposizioni legislative. E questa operazione, a mio modo di vedere, può essere anche l’occasione per occuparsi di tutta una serie di questioni sul tappeto, fra cui quella appena citata dell’elevato numero di controlli e della loro efficacia, o meno. Ma l’elenco non si esaurisce qui.
D. Su quali altri capitoli bisognerebbe avviare una discussione concreta, a livello istituzionale?
R. Penso al tema della doppia tassazione cui sono sottoposte le Casse previdenziali (l’imposizione fiscale sulle prestazioni erogate e sui ricavi da investimento, ndr), che è spesso oggetto di dibattito, su sollecitazione degli enti stessi. E, poi, credo occorra interessarsi seriamente del risparmio previdenziale dei giovani, in un panorama nel quale i professionisti rivestono un ruolo assai importante nel tessuto economico italiano.
D. L’arrivo del decreto ministeriale sugli investimenti degli enti pensionistici pare che sia imminente dopo una lunga attesa.
R. Sì, è così, credo che ormai ci siamo. Ritengo che sia molto importante che questo provvedimento venga quanto prima emanato, per definire un perimetro di regole e contenuti cui attenersi. Desidero, però, sottolineare anche il valore della possibilità di coinvolgere le Casse nella collocazione di risorse nell’economia reale del paese: ciò vorrebbe dire offrire anche alle piccole imprese un canale di finanziamento alternativo al credito «tradizionale», nonché immettere denaro in settori come quello delle infrastrutture materiali e immateriali.