IL SOLE 24 ORE
Dal Parlamento. In audizione l’apertura del presidente dell’Adepp
Casse previdenziali interessate al progetto «Casa Italia»
Le casse di previdenza private sono interessate a prendere parte a un progetto come quello di Casa Italia, destinato a potenziare gli attuali «ecobonus» e i «sismabonus», tenendo sempre però ben presente che l’uso di risorse provenienti dai contributi obbligatori degli iscritti deve essere finalizzato «a una ragionevole aspettativa di redditività». L’apertura verso il piano del Governo, dopo il sollecito del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti – che nei giorni scorsi aveva invitato pubblicamente gli enti previdenziali a prendere parte a Casa Italia – è arrivata ieri dal presidente dell’Adepp, Alberto Oliveti, nel corso di un’audizione informale davanti alla Commissione bicamerale di controllo sull’attività degli Enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale. Scopo dell’incontro era quello di valutare le iniziative post-terremoto degli istituti pensionistici dei professionisti nel Lazio, in Umbria e nelle Marche. Il sostegno delle Casse private in caso di calamità naturali finora non è mai mancato: in attesa dei primi dati relativi agli interventi programmati per l’attuale emergenza, basti ricordare che per il recente terremoto dell’Emilia, ad esempio, la sola Fondazione Enpam, l’ente nazionale di previdenza e assistenza dei medici, ha erogato oltre due milioni e sono stati circa duecento gli iscritti assistiti. «Ci facciano una proposta – ha sottolineato il presidente dell’Adepp – e faremo delle valutazioni». Per Oliveti, la ragionevole aspettativa di redditività non deve intendersi solo come «prettamente finanziaria, ma anche in grado di generare effetti sul lavoro e sulla crescita professionale, con evidenti ricadute sulla ripresa del sistema Paese». Nel corso dell’incontro, il presidente dell’associazione degli enti previdenziali privati ha anche formulato la proposta di vincolare le risorse erogate annualmente dalle Casse private allo Stato a un fondo intercasse o addirittura a un più ampio fondo per il lavoro autonomo destinato anche ai non iscritti agli enti previdenziali. «Si tratta di un prelievo di circa 20 milioni – ha evidenziato Oliveti – a cui noi riteniamo non sia giusto sottoporci in base ad un principio di spending review, visto che veniamo parificati alla pubblica amministrazione pur avendo bilanci civilistici, e questo continuiamo a dirlo. Ci piacerebbe, almeno, che l’utilizzo di queste risorse possa avere ricadute sul mondo delle libere professioni o, più in generale, del lavoro autonomo». Mauro Pizzin