PREVIDENZA: Inarcassa contro i “nuovi” appalti (La Repubblica – Affari e Finanza)

LA REPUBBLICA – Affari e Finanza

Inarcassa contro i “nuovi” appalti
LA NORMATIVA VOLUTA DAL GOVERNO “HA OMESSO OGNI RIMANDO AL VERSAMENTO DEL CONTRIBUTO INTEGRATIVO DEL 4% DA PARTE DELLE SOCIETÀ DI INGEGNERIA E DI PROFESSIONISTI ALL’ENTE PREVIDENZIALE”

«Non si possono avere figli e figliastri. Il nuovo codice degli appalti deve garantire pari diritti e pari doveri agli operatori». A parlare è Giuseppe Santoro, presidente di Inarcassa (la Cassa nazionale di previdenza e assistenza degli ingegneri e architetti liberi professionisti), che spiega ad A&F la decisione di rivolgersi al governo «chiedendo, prima di tutto, i correttivi a una norma che favorisce l’elusione contributiva e non sostiene le regole della concorrenza». Il riferimento va al tema dei contributi, visto che la nuova normativa ha omesso ogni rimando al versamento del contributo integrativo del 4% da parte delle società di ingegneria e di professionisti all’ente previdenziale di riferimento. Di qui la discesa in campo degli enti previdenziali – Inarcassa, Cipag (Cassa italiana previdenza e assistenza geometri), Epap (Ente di previdenza e assistenza pluricategoriale) ed Eppi (Ente previdenziale dei periti industriali e dei periti industriali laureati) – che il 16 maggio hanno inviato una lettera congiunta urgente al governo, chiedono le necessarie integrazioni alle norme previste nel Dlgs 50/2016 sul nuovo Codice dei contratti pubblici. «Siamo un ente di previdenza di primo pilastro e welfare, una previdenza che è obbligatoria per i liberi professionisti, sia che lavorino autonomamente sia che si mettano in società», commenta Santoro, che aggiunge: «Noi abbiamo il dovere di tutelare i nostri iscritti che devono poter contare su un sistema previdenziale solido, sostenibile e privo di ricadute finanziarie importanti». Ora, se non viene colmato questo vuoto normativo, ci saranno pesanti ripercussioni sui bilanci degli stessi enti previdenziali. Solo per Inarcassa si parla di una partita che vale circa 50 milioni annui, pari al 17% del totale dei contributi integrativi e a circa il 5% delle entrate contributive. (s.pesc.)

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