IL SOLE 24 ORE
INTERVISTA NUNZIO LUCIANO PRESIDENTE DELLA CASSA FORENSE
Luciano: «Puntiamo su una mutua che unisca più Casse»
Il presidente di Cassa forense, Nunzio Luciano, appena riconfermato alla guida dell’ente di previdenza dell’avvocatura, preme l’acceleratore sul welfare. L’anno scorso è partito il “welfare dell’assistenza”, che a settembre ha ricevuto l’ok dei ministeri, e quest’anno «si riempie di contenuti».
Cosa è cambiato nell’ultimo anno? Abbiamo presentato ai ministeri vigilanti – giustizia ed economia – un progetto di welfare che nel settembre 2015 è stato approvato. In quel piano abbiamo individuato tre macroaree di intervento, e cioè professione, famiglia e salute. Tra le novità da segnalare abbiamo l’assistenza ai colleghi con malattie invalidanti e un aiuto finanziario alle famiglie degli iscritti con figli disabili.
Quanto pensate di investire nel welfare e in quali aree di intervento? Una cifra importante, intorno ai 64 milioni di euro l’anno. Si tratta di una parte – un ottavo – del contributo integrativo, che per gli avvocati è del 4%; nel 2015 i contributi versati alla Cassa sotto la voce “integrativo” ammontavano a 523 milioni di euro. Abbiamo fatto un’ipotesi distributiva di questi soldi tra diverse voci: 6 ,2 milioni per lo stato di bisogno (malattie e gravi imprevisti); 8,2 milioni per il sostegno alla famiglia (di cui 3,5 milioni per le spese funerarie); 32 milioni per la salute e 18 milioni per l’aiuto alla professione. Mi dispiace, però, sottolineare che questi aiuti assistenziali vengono tassati come reddito; un’ingiustizia che abbiamo chiesto di correggere nel Jobs act delle professioni a cui il Governo sta lavorando.
L’importo da investire nella salute è molto elevato. Cosa avete in mente di fare? Noi oggi abbiamo delle polizze che garantiscono gli iscritti contro grandi eventi morbosi e grandi rischi. Il regolamento assistenziale presentato l’anno scorso ai ministeri prevedeva la creazione di una mutua della Cassa ma questo progetto è stato bocciato; gli stessi ministeri ci hanno però suggerito di portare avanti l’idea della mutua coinvolgendo altre Casse previdenziali per fare massa critica. L’idea che stiamo maturando è quella di sviluppare questo progetto con un gruppo di quattro o cinque Casse, così da arrivare a una platea di 400/500mila professionisti. Noi da soli siamo già 245mila. In questo modo potremmo abbassare molto i costi e offrire servizi sanitari come, per esempio, la diagnostica e il long term care. La nostra proposta sarà presentata in Adepp (l’associazione delle Casse di previdenza delle professioni) e sarà modulata per tener conto delle diverse popolazioni di ogni singola cassa e della loro età media. L’intenzione è di affidare la guida di questa mutua a soggetti esterni che abbiano le competenze e le professionalità necessarie.
È rilevante anche la cifra destinata alle misure di sostegno per la professione. Come pensate di investire queste risorse? Vogliamo incrementare i giovani iscritti da coinvolgere nella formazione. L’anno scorso sono stati mille i giovani che hanno potuto seguire dei corsi di alta formazione offerti dalla Cassa che si sono svolti in cinque diverse città. Vorremmo ripetere questa esperienza ampliando il numero di città coinvolte. Vorremmo anche portare a termine il progetto della banca dati da offrire ai nostri iscritti, che a causa di un ricorso preventivo e di un intervento dell’Antitrust dovrà essere “basica” e quindi solo giuridica.
Avete previsto iniziative ad hoc per gli avvocati senior? Per i giovani è più semplice, li formiamo in quelle materie nuove dove c’è spazio per crescere. Per gli over 40 è più difficile, ma stiamo lavorando, anche attraverso i fondi europei, per favorire l’aggregazione e la creazione di studi associati; cerchiamo di porre rimedio a un problema che anche il Censis, con la sua indagine, ha rilevato: l’eccessivo individualismo della nostra professione. Federica Micardi