PREVIDENZA: Per i notai calano i redditi, non i costi (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

Il congresso di Verona. Il presidente della Cassa fornisce i dati sugli iscritti: valore medio annuo a 240mila euro
Per i notai calano i redditi, non i costi

Sab.29 – Verona. Se nel 2006 “solo” il 22% dei notai guadagnava 5mila euro al mese, nel 2014 i notai ad avere il netto mensile dei 5mila sono il 70 per cento. Sempre nel 2014 è andata decisamente peggio per l’11% dei notai che ha guadagnato 2mila euro netti al mese, cifra che nel 2006 riguardava il 4% della categoria. Il presidente della Cassa del notariato Mario Mistretta, al 51° Congresso del Notariato che si chiude oggi, assesta un duro colpo all’immaginario collettivo che vede il quale il notaio come un nababbo.
«La crisi non ha risparmiato la categoria – dice Mistretta – ma con 2 mila euro al mese e i costi che si assestano sul 56% dei ricavi è difficile tenere in piedi una struttura costosa. I costi pesavano per il 60% nel 2012, picco della crisi, ma comunque si mantengono pressoché costanti, assestandosi al 58% nel 2014 e al 56% nel 2015». L’accento è sul peso economico delle strutture, circa 40mila dipendenti non sacrificati in questi anni: «Di fatto non esiste l’ufficio del giudice, ma quello del notaio e l’efficienza ha un costo, difficile da sostenere con 2mila euro al mese». Un fatto probabilmente confermato dal calo di “vocazioni”. In ogni caso il reddito medio è circa di 240mila euro l’anno, ma c’è un 1% dei notai che guadagna molto più del restante 99 per cento.
I notai peraltro devono fare i conti con le novità di una legislazione sempre in movimento. Come sul fronte della famiglia che è stata al centro di lavori di ieri del congresso. La categoria ipotizza una collaborazione con gli avvocati per gestire i contratti prematrimoniali. I notai si propongono in una funzione super partes, analoga a quella del giudice, e gli avvocati dovrebbero essere “consulenti” dei diretti interessati. Sul fatto che i tempi in Italia siano maturi sono tutti d’accordo. Per il giudice del Tribunale di Torino, Giacomo Oberto, c’è un fil rouge che lega i patti prematrimoniali con i patti di convivenza: «Nella legge Cirinnà, col contratto di convivenza si potevano prevedere le conseguenze della rottura ed erano presenti i patti successori, tutto è stato cancellato con un intervento politico». Per Oberto i notai non devono temere la responsabilità deontologica: non c’è una legge che vieti i contratti prematrimoniali e «i patti fanno parte della nostra tradizione, c’erano già nel diritto romano». Per il vice presidente dei notai, Albino Farina, «i patti – che non sono solo prematrimoniali, perché possono avvenire, come prevede il disegno di legge fermo alla Camera, fino al momento del ricorso per la separazione – non trovano alcun ostacolo neppure nella giurisprudenza di legittimità, che afferma il solo limite dell’ordine pubblico».
Altro tema caldo le successioni. I notai invitano a colmare il vuoto della legge Cirinnà, che non considera i conviventi. L’eccessiva rigidità della norma sulle successioni che vieta i patti successori ingabbia poi gli imprenditori, che non sanno, nel 53,4% dei casi, come garantire un passaggio generazionale che salvi l’impresa. Problema attuale, visto che in Italia ci sono più di 5 milioni di Pmi, di cui il 60% individuali, gestite da persone che nel 13% dei casi hanno più di 65 anni, nel 24% tra i 55 e i 35 e solo nel 6% da under
35. «Oggi l’unico strumento per superare il divieto di patti successori è il patto di famiglia – spiega Enrico Sironi, componente del Consiglio nazionale del notariato – ma è una strada poco percorsa perché c’è il limite della stabilità: il patto vincola solo chi lo ha sottoscritto al momento. Interessante il modello tedesco, che ha abbandonato il criterio della tutela reale per imboccare la via quantitativa».
Il ministro degli Affari regionali con delega alla famiglia, Enrico Costa, ha promesso un interessamento sulle successioni ma ha escluso che nel testo unico sulla famiglia possa trovare spazio la disciplina ereditaria. E Maura Simone della direzione Istat ha annunciato un dato a sorpresa: le nuove rilevazioni del 2015, disponibili a metà novembre, farebbero registrare un aumento del numero dei matrimo ni. Patrizia Maciocchi

Foto del profilo di Andrea Gentile

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