IL SOLE 24 ORE
Consiglio di Stato. Il parere sul decreto investimenti
Per le Casse ritorna l’opzione-derivati
Manca poco all’arrivo del regolamento sulla gestione finanziaria delle Casse di previdenza dei professionisti. Pochi giorni fa è arrivato, infatti, il parere favorevole del Consiglio di Stato, il 517 del 24 febbraio 2016.
Due le novità di rilievo: la prima è «l’applicabilità del Codice dei contratti pubblici alla selezione dei soggetti gestori e dei depositari» la seconda è la posizione sui derivati, su cui inizialmente il Cds era stato tranchant e che, invece, vengono ora tollerati.
Per Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp, l’associazione che rappresenta venti Casse di previdenza, la gara pubblica per la scelta dei gestori si scontrerà con le difficoltà, per i gestori stranieri che eventualmente risulteranno vincitori, di adattarsi alle regole italiane «percepite come una palude»; inoltre Oliveti paventa un allungamento nei tempi e il pericolo dei ricorsi, altra “zavorra” tutta italiana. Sui derivati Oliveti accoglie con favore la parziale apertura del Cds: «è vero che in passato è stato fatto un abuso con i derivati – ammette – ma possono rivelarsi molto utili se utilizzati come prodotti correlati». Oliveti, però, ha molto da dire sul metodo che ha portato al parere del Cds: «mettere sullo stesso piano le Casse di previdenza e la previdenza complementare è una forzatura concettuale – spiega – e infatti nella previdenza obbligatoria il contribuente non può decidere il livello di rischio degli investimenti, come accade per la complementare. Inoltre la prima è obbligatoria mentre la seconda è volontaria». Su un altro aspetto di metodo Oliveti punta il dito: «le Casse sono strumenti giuridici di tipo privato – spiega -. Il fatto che il Mef chieda un parere al Consiglio di Stato sembra negare la nostra natura privatistica, la situazione oggi è pervasiva e la vigilanza sta diventando una co-gestione».
Per quanto riguarda gli immobili in portafoglio, che non devono superare il 30% per patrimonio, i timori svendita dei patrimoni immobiliari perché da liquidare in tempi troppo brevi, è stato superato con il raddoppio dei tempi per allinearsi ai nuovi limiti, che passano da cinque a dieci anni e la possibilità di ulteriori deroghe, che potranno concedere i ministeri vigilanti, su istanza dell’ente e sentita la Covip.
Per Fausto Amadasi, presidente della Cassa geometri, che ha un patrimonio immobiliare del 38% «i tempi dilatati consentono di evitare il rischio di svendita degli immobili che il testo originario avrebbe comportato».
Amadasi, però, è critico sull’applicazione del Codice dei contratti pubblici per la scelta dei gestori, «un sistema che in passato non ha brillato per efficienza – sottolinea – e inoltre obbliga noi Casse a cambiare ogni tre o massimo cinque anni il gestore. Per le Casse – conclude Amadasi – serve una visione più ampia che vada oltre le gare di appalto». Federica Micardi