ITALIA OGGI
Il presidente della Fondazione Inarcassa sul ddl lavoro autonomo al vaglio della Camera
Professionisti in movimento
Per l’attività del futuro prioritaria la deducibilità delle spese
Il ddl lavoro autonomo è stato approvato dal senato lo scorso 3 novembre e sarà trasmesso per l’esame e l’approvazione definitiva alla Camera dei deputati. Le misure approvate riguardano incentivi fiscali per professionisti e partite Iva, deducibilità spese per i servizi e per formazione e aggiornamento, indennità di maternità, tutela per malattia e infortuni, tutela per lavoro agile, tempi di pagamento, contratto non modificabile e diritti di utilizzo delle invenzioni.
Molti degli articoli del Ddl hanno ricevuto numerose proposte emendative, facciamo il punto con l’Architetto Andrea Tomasi, presidente Fondazione Inarcassa.
Domanda: presidente, il sistema di detraibilità assicurato ai professionisti è cambiato negli ultimi 20 anni, così come le modalità di esercitare la professione. Ci spiega brevemente questa evoluzione?
Risposta: Oggi il professionista, almeno l’ingegnere e l’architetto, non esercita più la professione in modo stanziale, per questo le spese, ad esempio i mezzi di trasporto utilizzati, come l’auto o mezzi immateriali necessari per procedere con la ricerca di lavoro o ancora, le spese telefoniche, le spese afferenti ai viaggi (penso per esempio a chi lavora all’estero), sono considerevolmente aumentate. Per questo, al fine di sostenere lo sviluppo dell’attività, favorendone quindi la flessibilità, la mobilità e l’internazionalizzazione, bisognerebbe incentivare maggiormente gli investimenti in beni e servizi strumentali che consentano al professionista l’espansione nonché una migliore organizzazione del lavoro. Se finora siamo riusciti a detrarre una percentuale molto limitata delle spese sostenute con il Ddl per la tutela dei lavori autonomi, ci aspettavamo una previsione di deducibilità nella misura del 100% per le spese inerenti alla mobilità virtuale e fisica nell’ambito dello svolgimento delle prestazioni professionali, comprese quelle per collegamenti in banda larga e telefoniche, quelle relative all’utilizzo di automezzi privati, pubblici di trasporto di ristorazione e alberghiere. Questo è stato anche uno degli emendamenti che Fondazione Inarcassa ha presentato lo scorso marzo al senatore Sacconi, presidente della Commissione lavoro e previdenza sociale.
D. Non ci sarebbero dei rischi nel portare la deducibilità al 100% senza limiti di spesa?
R. Certamente dovranno essere aumentati i controlli, sarà necessario porre la massima attenzione e far sì che ci sia un costante controllo per evitare ogni forma di illecito.
D. Quali sono stati gli altri emendamenti suggeriti dalla Fondazione che presiede?
R. Innanzitutto l’istituzione di un albo nazionale dei lavoratori autonomi. Servirebbe per rendere pubblica e trasparente l’attività del lavoratore autonomo, in aggiunta sarebbe una garanzia per il committente, a tutela dei comportamenti di concorrenza sleale in situazioni di evasione contributiva e fiscale. Inoltre, per l’articolo 3 «Clausole abusive», abbiamo richiesto l’obbligo della forma scritta per il contratto, espressamente previsto ai fini della validità dello stesso. Questo obbligo assume forte rilevanza per la tutela del prestatore di lavoro autonomo. Per quanto riguarda la remunerazione, invece, ci auspichiamo che vengano presi parametri di riferimento per la determinazione cogente di un compenso minimo comprendente i costi sostenuti dal professionista e/o la manodopera impiegata. Bisogna chiarire che parlare di libera concorrenza in libero mercato stante l’enorme offerta e la ridotta domanda non ha nessun significato, ecco quindi la necessità di fissare un equo compenso minimo valutato sui costi e sul valore del lavoro intellettuale. Infine, sono necessarie clausole abusive che garantiscano, nel caso di recesso contrattuale da parte del committente, la remunerazione del compenso relativo a quelle attività già svolte o avviate in forza del contratto oggetto di rescissione, e questo nell’ottica della tutela del lavoratore autonomo, nonché per garantire la dignità della professione.
D. Molti emendamenti sono stati presentanti anche sulla formazione continua, oggetto di deducibilità al 100% (entro un limite di 10 mila euro), la Fondazione organizza attivamente questi percorsi di certificazione? Siete d’accordo sull’obbligatorietà di questi corsi?
R. L’obbligatorietà della formazione continua è ormai previsione normativa consolidata. Noi, al fine di rendere meno gravosa per i colleghi questa attività organizziamo con successo corsi formativi e anche seminari tematici, tutto attivato esclusivamente in ambito web. I temi trattati sono vari e articolati ma, essendo la platea dei nostri iscritti formata da architetti e ingegneri, cerchiamo sempre comunque di soddisfare ambiti disciplinari comuni alle due professionalità. La diffusione e il gradimento di questa attività, peraltro resa in forma assolutamente gratuita per gli iscritti, è in costante e significativo incremento.
D. È notizia di questi giorni l’obbligo, dal 2017, di fatture elettroniche tra imprese. È un sistema che può funzionare?
R. La Fondazione già per il 2015 aveva reso disponibile in forma totalmente gratuita, grazie ad un accordo tecnico-economico con l’azienda Web Team System, il sistema online di fatturazione elettronica e di conservazione decennale a norma. Ormai sono alcune migliaia gli iscritti che si servono di questo servizio fino ad oggi utilizzato solo nei rapporti con la pubblica amministrazione. È palese che se tale procedura risulterà obbligatoria anche nei rapporti con il mondo degli operatori privati ben maggiore sarà l’interesse e l’utilizzo da parte dei nostri colleghi di questo servizio che noi forniamo.