ITALIA OGGI SETTE
Le Casse sono obbligate a partecipare alla previsione di risparmio del bilancio del paese
Spending review, 10 mln allo Stato
Lun.31 – Non è certo la voce più rilevante fra le uscite delle Casse di previdenza quella sulla spending review: poco più di 10 milioni di euro. Ma è probabilmente quella più fastidiosa all’interno delle gestioni previdenziali. Primo, perché gli enti sono costretti a partecipare ad una previsione di risparmio per il bilancio dello Stato pur non partecipando alle voci di spesa dello stesso.
Secondo, perché trattandosi di versamenti a fondo perduto, a maggior ragione, potrebbero, secondo gran parte delle Casse, essere utilizzati per migliorare o più semplicemente avviare la costruzione di un welfare integrativo per i professionisti. In questo modo 10 milioni avrebbero un valore reale ben maggiore perché, con l’acquisto di servizi, migliorerebbero le tutele assistenziali e si immetterebbero questi denari nell’economia reale.
Spending review ogni anno più salata. È una vicenda vecchia quella della revisione della spesa pubblica. Tutto inizia con l’art. 8, comma 3, del decreto legge 6 luglio 2012 n. 95, convertito dalla legge 7 agosto 2012 n.135, recante «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini», che ha disciplinato il versamento annuo ad apposito capitolo dell’entrata del bilancio dello Stato delle somme derivanti dalla riduzione delle spese per consumi intermedi rispetto a quelle sostenute allo stesso titolo nell’anno 2010.
Successivamente, il comma 417 dell’articolo unico della legge 27 dicembre 2013 n. 147 (legge di Stabilità 2014), ha stabilito la possibilità per le Casse di «assolvere alle disposizioni vigenti in materia di contenimento della spesa dell’apparato amministrativo effettuando un riversamento a favore dell’entrata del bilancio dello stato entro il 30 giugno di ciascun anno, pari al 12% della spesa sostenuta per consumi intermedi nell’anno 2010. Per detti enti, la presente disposizione sostituisce tutta la normativa vigente in materia di contenimento della spesa pubblica».
Il decreto legge n. 66 del 24 aprile 2014 è tornato sulla materia. Con il comma 3 dell’articolo 50, infatti, si prevede l’obbligo a carico delle pubbliche amministrazioni dell’elenco Istat (quindi anche le Casse) di un’ulteriore riduzione del 5% su base annua della spesa sostenuta per consumi intermedi nell’anno 2010. Con il comma 5, invece, è stata variata in aumento la percentuale del 12% e portata al 15%.
Chi versa di più e chi di meno. Viste le dimensioni (oltre 360 mila iscritti e un patrimonio di circa 17,6 miliardi) è ancora una volta l’Ente dei medici quello che in base ai risparmi previsti versa allo stato più di tutti gli altri: oltre due milioni di euro. Seguono Inarcassa (160 mila iscritti e un patrimonio di 9 miliardi) con 1,3 milioni di euro e Cassa forense (235 mila iscritti e un patrimonio di 9,8 miliardi) con 1,2 milioni di euro.
Tutti gli altri sono sotto quota 800 mila euro. In coda ci sono la cassa dei notai (4.800 iscritti e un patrimonio di 1,5 miliardi di euro) con 180 mila euro circa e l’Enpab dei biologi (13.700 iscritti e un patrimonio di 533 mila euro) con 100 mila euro.
Casse: risorse al welfare. Con la più recente legge di Stabilità, il governo ha inciso sulla defiscalizzazione del welfare aziendale, con un duplice obiettivo: aumentare il potere d’acquisto di beni e servizi da parte dei dipendenti e incrementare la produttività aziendale. Il grande interesse dimostrato fino ad oggi da parte di molte aziende, anche di medio-piccole dimensioni, potrebbe spingere il governo stesso a migliorare ulteriormente l’attuale vantaggio fiscale. Anche in considerazione di ciò, secondo le Casse potrebbe essere questa quindi un’occasione per valorizzare anche il lavoro autonomo, comprese le libere professioni.
A differenza del welfare aziendale, in cui è la fiscalità generale a contribuire, nel caso dei professionisti sarebbero le Casse a finanziare i trattamenti integrativi se avessero l’opportunità di continuare a risparmiare (come da previsione della spending review) ma vincolando le somme al sostegno dei professionisti iscritti.