ITALIA OGGI
Casse private
Versamento dei risparmi in bilico
Obbligare le casse di previdenza a versare i risparmi di spesa al bilancio dello stato rischia di essere in contrasto con i principi costituzionali. Utilizzare delle risorse versate da privati a scopo previdenziale per incrementare il risparmio pubblico contraddice, infatti, l’art. 23 secondo il quale nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non per legge. Non solo. Essendo distratti fondi dalla finalità per la quale gli enti esistono, la possibilità è quella di veder minati i futuri trattamenti pensionistici degli iscritti. Queste le motivazioni sulla base delle quali il Consiglio di stato, con l’ordinanza n. 2756 del 4 giugno scorso, ha rimesso alla Consulta gli atti relativi all’appello proposto dalla Cassa di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti contro la sentenza del Tar Lazio che ha rigettato il ricorso contro i provvedimenti applicativi dell’art. 8 del dl 95/2012. La norma, infatti, prevede che gli enti di previdenza versino allo stato una percentuale (5% nel 2012, 10% nel 2013 e 15% nel 2014) dei risparmi di spesa. Obbligo a cui sono tenuti in ragione della loro classificazione come enti pubblici. Una cifra che, solo per la Cassa dei commercialisti, è superiore al milione di euro. Il Cds ha ritenuto fondate le argomentazioni dell’ente, secondo cui l’obbligatorietà della contribuzione non può essere assimilata ad un finanziamento pubblico. I versamenti degli iscritti, infatti, costituiscono le risorse per la pensione, mentre la norma prevede il versamento di una percentuale dei consumi intermedi sostenuti nel 2010, la cui determinazione rientrava nell’autonoma valutazione della Cassa. Nel caso, poi, in cui la Consulta rilevi il contrasto con i principi costituzionali si apre la strada per la restituzione del quantum versato. «Consapevoli del fatto che questo è solo un primo passo», ha spiegato a ItaliaOggi Renzo Guffanti, presidente della Cnpadc, «si tratta comunque di una conferma della fondatezza delle argomentazioni portate avanti dalla Cassa, visto che il Cds ha ritenuto rilevante e non manifestamente infondata la questione di illegittimità costituzionale di queste norme». Beatrice Migliorini
Data: 10/06/2015