IL SOLE 24 ORE
«Vigilanza, sistema da completare»
di Maurizio Sacconi
Le Casse professionali gestiscono risorse per oltre 70 miliardi di euro finalizzate all’erogazione del trattamento pensionistico obbligatorio di circa due milioni di iscritti e beneficiari. Assumono quindi primario rilievo gli obiettivi della stabilità finanziaria degli Enti e della adeguatezza delle prestazioni. Sotto tali profili, è utile ricordare quanto deciso con l’articolo 14 del Dl 98/2011, attribuendo alle competenze tecniche specialistiche della Covip le funzioni di vigilanza sugli investimenti mentre i ministeri vigilanti hanno conservato la funzione di verificare il concorso alla stabilità di finanza pubblica e l’equilibrio dell’assetto previdenziale nel lungo termine.
La riforma ha poi rinviato a uno specifico regolamento del Mef la definizione di puntuali disposizioni in materia di investimenti, di conflitti di interessi e di banca depositaria. Tale atto, la cui emanazione era stata prevista nel termine di 6 mesi, non risulta ancora adottato: è ora al visto della Corte dei Conti dopo il parere del Consiglio di Stato. Si tratta di un vuoto normativo che deve essere quanto prima colmato al fine di disporre di un quadro di regole certe all’interno del quale potranno esercitarsi le prerogative gestionali degli enti e l’ordinato esercizio della complessiva azione di vigilanza delle istituzioni.
A ciò deve aggiungersi l’esigenza che le Casse si dotino, nella propria gestione finanziaria, del metodo Alm (Asset Liabiliy Management) che ha come obiettivo quello di individuare le politiche di investimento più appropriate sulla base degli impegni assunti con gli iscritti. In linea con le migliori pratiche internazionali, esse potrebbero adottare specifici requisiti di competenza e professionalità da un lato per i componenti dei propri organi e, dall’altro ancor più, per le “funzioni chiave” interne a partire dal direttore generale e dal responsabile per la finanza, al fine di poter sostenere un adeguato confronto con advisor esterni.
Solo in un contesto di maggiore stabilità le Casse tutte potranno assumere sostenibili obiettivi di protezione sociale degli associati in un tempo, probabilmente durevole, segnato dall’impoverimento di molti professionisti non solo nella faticosa fase di avvio dell’attività. Possiamo anzi ipotizzare la formale istituzionalizzazione di quel monitoraggio dei redditi che Adepp ha già lodevolmente avviato e che risulta necessario per aggiornare con continuità le valutazioni interne ed esterne circa la sostenibilità degli enti e i concreti bisogni degli associati.
Il recente ddl del governo su partite Iva e lavoro agile può essere la sede per conferire alle Casse, preferibilmente in forma associata, la capacità di promuovere o rafforzare fondi per la gestione di prestazioni complementari integrate in materia di previdenza, sanità e assistenza o per il sostegno alle spese straordinarie di investimento. Vi potrebbero concorrere contributi integrativi e maggiori risparmi nella gestione corrente o maggiori rendimenti nella gestione degli investimenti asseverati dagli organi di controllo. Una particolare attenzione meritano le categorie di iscritti che registrano nel quinquennio antecedente un reddito medio inferiore al 50% di quello registrato nella regione di appartenenza o quelle comunque con significativi cali di reddito.
Determinante è tuttavia il superamento della doppia imposizione fiscale che si legittima ancor più con la partecipazione delle Casse a progetti di carattere sistemico, ovvero finalizzati al riacquisto del debito sovrano detenuto all’estero, al consolidamento del nostro sistema finanziario o alla realizzazione di opere di interesse generale.