PROCESSO CIVILE: Giustizia civile, nel 2016 i tempi in Tribunale «scendono a 367 giorni» (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

Giustizia. Orlando anticipa i dati
Giustizia civile, nel 2016 i tempi in Tribunale «scendono a 367 giorni»

ROMA. Nel 2016 la giustizia civile italiana «si è allineata a quella della Francia» quanto a durata media delle cause civili di primo grado. Lo dice il ministro della Giustizia Andrea Orlando presentando alla stampa i risultati di uno studio del suo ufficio statistico, secondo cui, nel 2016, la durata media per definire un procedimento civile in Tribunale «si assesta su 367 giorni», solo due in meno di quelli che a giugno del 2014 il premier Matteo Renzi aveva indicato come obiettivo dell’azione di governo nelle famose slide sui «12 punti». «Non dicemmo una cifra a caso, perché quello era un risultato compatibile» osserva Orlando, che a proposito del dato emerso dallo studio ministeriale, aggiunge: «Non è una promessa, non è un auspicio, non è un obiettivo: è un risultato consolidato analizzando le performance di 40 Tribunali italiani presi a campione. Un dato consolidato che segue una tendenza».
Il dato è sorprendente, se solo si pensa che nel 2012 e nel 2013 la durata media era di 547 giorni, nel 2014 di 487, e nel 2015 di 427, ancora troppi per schiodarci dal ruolo di «fanalino di coda» nelle classifiche europee. I 367 giorni del 2016 sono il risultato di una proiezione, calcolata su un campione «rappresentativo» di 40 Tribunali, tra i quali ci sono però anche uffici “pesanti” come Roma (369 giorni), Napoli (640 giorni), Latina. E per convincere gli scettici e i sospettosi, il ministero precisa che il modello di calcolo «è quello utilizzato nei rapporti internazionali, come Cepej, la Commissione europea sull’efficienza della giustizia.
Il dato è tanto più significativo, sottolinea Orlando, perché parallelamente diminuisce l’arretrato, sceso dai 5,9 milioni di cause del 2009 ai 4,4 milioni nel 2015 mentre il 2016 vede una diminuzione ulteriore sotto i 4 milioni, che «si consoliderà» entro fine anno. Una proiezione anche questa, che però è particolarmente «significativa» in quanto, sottolinea Orlando, la maggior parte dei Tribunali ha abbattuto l’arretrato ultratriennale (quello da cui derivano i risarcimenti in base alla legge Pinto), «sceso del 14%, il doppio di quanto è sceso l’arretrato complessivo». Di norma, chiudere le cause più vecchie fa alzare la media dei tempi, mentre nel 2016 scendono l’uno (l’arretrato più antico) e l’altra (la media della durata). Si confermano anche le buone performance del Tribunale delle imprese con l’80% dei procedimenti chiusi entro un anno e i 4/5 delle sentenze di primo grado confermate in appello.
Questi dati sono il frutto delle misure messe in campo dal governo, rivendica il guardasigilli: interventi organizzativi, di informatizzazione, di risorse, di personale (692 cancellieri, dei 2.500 promessi, già assunti nel 2016, il resto entro l’anno) e normativi. «Con l’approvazione definitiva del nuovo rito civile (il testo, approvato dalla Camera, è al Senato, ndr), potremo fare ancora meglio», assicura il ministro. Certo, diminuiscono anche le cause in entrata: dal 2013 al 2015 sono scese del 10% e nello stesso periodo separazioni e divorzi sono calati del 19,1%. La crisi economica ha inciso, sebbene non venga citata, ma ha contribuito anche il ricorso a forme alternative di risoluzione delle controversie, dalla negoziazione assistita alla mediazione obbligatoria.
Insomma, senza neanche attendere fine anno e senza temere smentite, Orlando ha deciso di spendere subito i risultati di due anni di governo, facendo «parlare i numeri» che confermano la ripresa del civile, settore «strategico per la competitività del Paese». Lo stesso annuncia di voler fare, a breve, per misurare la durata dell’appello nel civile ma anche l’andamento del processo penale, accendendo un faro, in particolare, sulla prescrizione. Per dimostrare quel che va dicendo da giorni – ripreso sia dal Capo dello Stato che dal premier – e cioè che l’andamento della prescrizione varia da ufficio a ufficio e, quindi, non dipende solo dalle norme vigenti ma anche da come gli uffici vengono organizzati. Donatella Stasio

Foto del profilo di Andrea Gentile

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