PROCESSO PENALE: Ddl prescrizione, un altro rinvio (La Repubblica)

LA REPUBBLICA

Ddl prescrizione, un altro rinvio

SONO tanti due anni per esaudire una promessa. Renzi e Orlando, il premier e il ministro della Giustizia, garantirono la riforma della prescrizione il 30 giugno del 2014. Sono passati 745 giorni e la notizia che arriva non è la certezza di un prossimo e definitivo passaggio parlamentare, ma quella dell`ennesimo rinvio. A settembre pare, solo per il voto del Senato, poi toccherà ancora alla Camera.
Hanno speso la loro autorevolezza due presidenti, quello della Repubblica Mattarella e quello del Senato Grasso. Hanno strappato una data nel calendario di palazzo Madama, il 26 luglio. Già troppo in là, visto che il disegno di legge sul processo penale, che contiene al suo interno la prescrizione, “pesa” oltre 40 articoli e già in commissione Giustizia ha prodotto 800 emendamenti.
Tra quegli articoli c`è anche la riforma delle intercettazioni – una delega molto contestata per la sua singolare sinteticità- che certo non può essere discussa e licenziata in pochi minuti. Come racconta un`informata “radio Senato” la data del 26 sarà rispettata, il ddl “incardinato”, ma poi l`onda dei decreti legge in scadenza – Ilva, processo telematico, misure di finanza territoriale-prenderà di necessità il sopravvento, visto che il Senato chiude i battenti fi 5 agosto e i decreti scadono prima che riapra.
Non c`è magistrato autorevole in Italia che non abbia chiesto decine di volte la riforma della prescrizione, ridotta da Berlusconi nel dicembre 2005 con la legge ex Cirielli a una norma “ammazza processi”, soprattutto quelli di corruzione.
Ogni volta, a inizio d`anno, è il leit motiv delle cerimonie che aprono l`anno giudiziario. Il Pd ne ha fatto per anni un cavallo di battaglia. E adesso che succede? Presto detto. Il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, che per la cronaca conta numerosi inquisiti, ne fa una questione di principio.
Il ministro della Famiglia Enrico Costa è “l`avvocato difensore” della prescrizione breve di berlusconiana memoria. Il braccio di ferro va avanti da un anno. Il Guardasigilli Orlando media, ma lo subisce.
La riforma, nella versione votata alla Camera tra le urla dei centristi, come ha detto e scritto l`Anm prima di Sabelli e poi di Davigo, è proprio un pannicello caldo. Prescrizione solo sospesa, e non definitivamente bloccata, dopo il primo grado.
Due anni di bonus per l`appello e uno per la Cassazione in cui l`orologio resta fermo. Un ulteriore bonus per i reati di corruzione, prescrizione misurata sul massimo della pena più la metà (anziché solo un quarto). Ma Ncd fa fuoco e fiamme e blocca il provvedimento in commissione. Parte una trattativa estenuante, piena di trucchetti.
Gli anni di bonus s`invertono, solo un anno in Appello (troppo poco) e due in Cassazione (inutili). Orlando spunta 18 mesi per parte. Netto stop al trattamento speciale per la corruzione, su cui Costa è durissimo («non passerà mai»). Poi l`ultima invenzione, il bonus in Appello e in Cassazione
“muore” se il processo sfora i tempi.
Qui pure il dialogante Orlando s`infuria. Lo sentono dire: «Ncd sarà pure determinante al Senato, ma io non perdo la faccia. Questa norma non passerà mai». Ncd sembra quasi cedere, ma il fischio del voto segreto al Senato intimorisce il governo.
La fiducia, pur vagheggiata, pare impraticabile. Un accordo al ribasso su una materia come la prescrizione mette in allarme la sinistra del Pd. Il relatore Felice Casson è già pronto a dire: «Se passa il testo di Ncd io non ci sto più… preferisco lasciare». Se ne parlerà a settembre. Nonostante l`impegno di Mattarella che pure aveva chiesto espressamente un voto al Senato prima dell`estate. I processi di corruzione continueranno inutilmente a morire. Sulla riformicchia continueranno a litigare Pd ed Ncd. Alfano e Costa, memori di quando stavano con Berlusconi, continueranno a chiedere il processo lungo e la prescrizione breve. LIANA MILELLA

Foto del profilo di Andrea Gentile

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